«La mancanza di una chiara tutela per le categorie chiave coinvolte è inaccettabile e deve essere corretta». Nero su bianco, in un documento diffuso venerdì notte, la Conferenza episcopale statunitense torna sulla controversa questione dell’imposizione alle dipendenti delle istituzioni cattoliche della copertura sanitaria per la contraccezione («inclusa quella che spinge all’aborto») e la sterilizzazione. E sottolinea che il tanto pubblicizzato «compromesso» annunciato venerdì mattina dall’Amministrazione del presidente Barack Obama non è sufficiente, visto che i cambiamenti alle regole sono «limitati e non chiari» e che «l’unica soluzione resta l’annullamento dell’obbligo» assicurativo per lavoratrici religiose e laiche oltre che per le compagnie assicuratrici di estrazione religiosa.I cambiamenti annunciati dall’Amministrazione Obama prevedono di liberare le istituzioni religiose – quali università e ospedali cattolici – dall’obbligo di offrire le contestate coperture sanitarie, imponendo tale peso sulle stesse assicurazioni, che dovrebbero quindi rendere disponibili gratuitamente i farmaci necessari alle donne. Ma così facendo, fanno notare i vescovi statunitensi, viene comunque mantenuto un obbligo assicurativo su questioni che attengono alla libertà di coscienza dell’individuo. Inoltre, lavoratori religiosi autonomi e compagnie assicurative cattoliche non verrebbero esentati da tali procedure.La Conferenza episcopale sottolinea che i cosiddetti «servizi preventivi» obbligatori servono per prevenire delle malattie, ma «la gravidanza non è una malattia». Inoltre, «costringere a dei piani che coprono farmaci abortivi viola le leggi di coscienza esistenti a livello federale. Perciò abbiamo chiesto l’annullamento complessivo dell’obbligo».I vescovi rilevano di non essere stati consultati in anticipo sui cambiamenti annunciati dall’Amministrazione, tanto che solo venerdì mattina hanno ricevuto informazioni («alcune in forma orale e altre in forma scritta») sul nuovo piano, un piano che «continua a implicare un’intrusione del governo non necessaria nella governance interna delle istituzioni religiose», oltre a «minacciare una coercizione governativa» sulle comunità religiose e a «violare le loro più profonde convinzioni».Come si può notare il tono usato nella nota è particolarmente fermo, segno di quanto sentito sia l’argomento tra le fila delle gerarchie ecclesiastiche americane. Due giorni fa, nell’annunciare le modifiche al progetto di legge originario, Obama aveva accusato le opposizioni di aver usato la questione in termini politici, in un anno elettorale. E soffermandosi quindi sul principio della libertà religiosa, che in America «è un diritto inalienabile», aveva affermato: «Così la libertà religiosa verrà protetta e una legge che istituisce cure preventive gratis non discriminerà le donne». Per fermare il piano della Casa Bianca, il presidente della Camera dei Rappresentanti John Boehner, repubblicano, ha minacciato di proporre una legge alternativa, sostenendo che «il provvedimento è un attacco ambiguo ai gruppi di fede religiosa». Quindi, aveva annunciato Boehner, «la Camera inizierà a lavorare immediatamente su un nuovo disegno di legge». Certo è che se l’Amministrazione pensava di aver risolto la controversia con gli aggiustamenti annunciati venerdì, la nota dei vescovi riapre ora decisamente la partita.