«C’è ancora lavoro da fare» sulla via delle riforme in Myanmar, ha ammesso ieri il presidente statunitense Barack Obama, nella capitale birmana Naypyidaw per il Vertice Asean (l’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico) e quello dell’Asia orientale. «L’obiettivo degli Stati Uniti è che la transizione democratica proceda fino in fondo», ha detto dopo un incontro con alcuni parlamentari, tra cui il premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi e prima del colloquio in serata con il capo dello Stato. A Thein Sein, Obama ha chiesto anche di garantire la cittadinanza birmana ai musulmani Rohingya, a centinaia di migliaia in campi o in fuga, facili preda dei trafficanti. Dichiarazioni in linea con quanto segnalato mercoledì, prima di partire per il Myanamr al sito d’informazione
The Irrawaddy, voce dell’opposizione democratica al governo bimano. Obama aveva segnalato i limiti delle riforme finora attuate in Myanmar e parlato di «rallentamento in alcuni settori» e di «qualche passo indietro». «In aggiunta alle limitazioni alla libertà di stampa – aveva segnalato – continuiamo a vedere violazioni dei diritti umani fondamentali e abusi contro le etnie, tra cui esecuzioni extragiudiziarie, stupri e lavoro forzato». Affermazioni che forse risentono delle parole di Aung San Suu Kyi prima dell’avvio del vertice che avvertivano il mondo riguardo un «ottimismo eccessivo » sulla democrazia nel suo Paese. D’altra parte, l’Amministrazione Obama è stata promotrice delle nuove credenziali per il governo birmano e lo stesso presidente è stato il primo capo di Stato statunitense a recarsi in Myanmar nel 2012. Questo, come la sospensione di buona parte delle sanzioni applicate un tempo contro il regime militare, ha aperto la strada al flusso di investimenti che sta già influenzando la vita del Paese, che ha grandi potenzialità e limiti enormi. Tra questi, i nodi della democrazia, dei diritti umani, della libertà di informazione e di movimento, del riconoscimento di pari diritti alle etnie minoritarie. In un contesto fragile e arretrato, emergono problemi nuovi, come l’apprezzamento di terreni e abitazioni che incentiva espropri e acquisizioni che registrano forti resistenze, con arresti segnalati di centinaia di contadini. Oggi nella capitale economica Yangon, Obama avrà un colloquio privato con Aung San Suu Kyi e altri esponenti dell’opposizione che si apprestano ad affrontare l’impegno elettorale del prossimo anno ma prima ancora una battaglia per modificare la costituzione che giustifica il controllo dei militari sul Paese e preclude alla “Lady” la candidatura alla guida del suo Paese.