Siamo di fronte a «un disastro ambientale senza precedenti» e «continueremo a utilizzare tutte le risorse» a nostra disposizione. «È un attacco alle nostre coste e noi risponderemo». Ieri il presidente americano Barack Obama, dalla stazione navale di Pensacola, in Florida, ha fatto sapere che «l’Amministrazione farà il necessario e finché sarà necessario» perché le coste del Golfo, colpite dalla perdita di greggio, siano ripulite e «Bp paghi per il danno causato». «È una promessa», ha messo in chiaro il capo della Casa Bianca durante il suo quarto sopralluogo nella regione. Un impegno che, secondo anticipazioni, Obama intendeva sottolineare anche durante il discorso alla Nazione previsto dallo Studio Ovale per le 20, ora locale.Dalla risposta all’emergenza e dai risultati delle operazioni di contenimento e di ripulitura del greggio dipende infatti il futuro politico dell’Amministrazione e di Obama, criticati dall’opposizione politica e dall’opinione pubblica. Secondo il 71% degli americani – intervistati nell’ultimo sondaggio di Gallup – il presidente non avrebbe avuto abbastanza polso nei confronti della Bp e la Casa Bianca, pertanto sta cercando di correre ai ripari. Si farà in modo che il Golfo diventi «un luogo migliore di ciò che era prima dell’esplosione» intendeva quindi promettere Obama in diretta televisiva, sottolineando ancora una volta che la società petrolifera dovrà addossarsi i costi di ripulitura e il risarcimento di tutti i danni, sia ambientali che economici, andando poi a esaminare il modo per accelerare i pagamenti già dovuti ai piccoli imprenditori del Golfo. In agenda, per il discorso «ufficiale» sul disastro ambientale, anche la strategia Usa per bloccare la diffusione della marea nera attraverso il pesante impiego di mezzi e di personale, la «riorganizzazione del ministero dell’Interno» e in particolare della divisione accusata di non aver esercitato sufficiente controllo sulle attività di trivellazione, e la nomina di uno «zar» incaricato di verificare i progressi nel recupero del greggio fuoriuscito. Obama, come ha anticipato nel pomeriggio il portavoce Robert Gibbs, ha puntato decisamente il dito sul peggiore disastro ambientale nella storia americana per sottolineare la necessità di «diminuire la dipendenza Usa dal petrolio e da altri combustibili fossili» e aumentare gli investimenti per fonti di energia alternativa. l presidente ieri ha anche scelto il nuovo capo dell’agenzia Minerals Management Service che si occupa delle esplorazioni e dello sfruttamento del petrolio: è Michael Bromwich, un ex vice ministro della Giustizia ed ex ispettore generale del ministero della Giustizia. Proprio poche ore prima del discorso del presidente, la questione energetica era stata utilizzata dal capo della Bp Usa per difendere davanti al Congresso l’operato della società petrolifera nel Golfo, tacciata anche dalla concorrenza di non mantenere gli standard di sicurezza adottati dal settore. Durante l’udienza della sottocommissione Energia e commercio della Camera, il presidente Bp, Lamar McKay, ha infatti sostenuto che la sicurezza economica americana «dipende significativamente dalla produzione di petrolio e gas», spiegando che ridurre le operazioni nel Golfo – come vorrebbe la Casa Bianca che ha imposto una moratoria di sei mesi sulle trivellazioni offshore – porterebbe solo a una maggiore dipendenza dal petrolio straniero.Obama ha poi nominato anche uno zar della ricostruzione nel Golfo, l'ex governatore del Mississippi Ray Mabus che dovrà supervisionare il Golf Coast Restoration Plan, che dovrà essere finanziato appunto dalla Bp. Ma il presidente "non ha offerto nessun immediato conforto ad una nazione arrabbiata", si legge sull'Huffington Post, che fa una carrellata dei commenti dei media, e anche dei politici americani, che non sono rimasti soddisfatti delle parole del presidente