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WASHINGTON-PECHINO. Telefonata Hu-Obama La Cina apre sull'Iran

Da New York Elena Molinari venerdì 2 aprile 2010
Il presidente americano Barack Obama ha parlato al telefono con il suo omologo cinese Hu Jintao. Lo ha annunciato la Casa Bianca. Obama si è intrattenuto al telefono con Jintao parlando a bordo dell'Air Force One, di ritorno da Boston.Alcune ore prima la Casa Bianca aveva accolto con soddisfazione la decisione del presidente cinese di prendere parte al summit sulla sicurezza nucleare previsto per la metà di aprile a Washington.Barack Obama ha lanciato un appello al suo omologo cinese Hu Jintao a lavorare insieme sulla questione nucleare iraniana. I due leader hanno sottolineato inoltre l'importanza di una "relazione bilaterale positiva", ha reso noto la Casa Bianca. Da parte sua il presidente cinese ha detto al presidente americano che relazioni economiche e commerciali "stabili" e "sane" rientrano nell'interesse degli Stati Uniti e Cina, secondo quanto ha annunciato l'agenzia ufficiale Nuova Cina."Sane e stabili relazioni economiche e commerciali tra Cina e Usa servono gli interessi di entrambi i Paesi": lo ha detto il presidente cinese Hu Jintao al collega statunitense Barack Obama nella conversazione telefonica odierna tra i due, secondo quanto riferisce l'agenzia Nuova Cina. Hu ha ribadito ad Obama la sensibilità cinese su temi caldi come Tibet e Taiwan, argomenti di vitale importanza per poter avere buone relazioni. Il presidente cinese ha poi sottolineato che, data l'incertezza del quadro economico globale, sia Cina che Stati Uniti affrontano la sfida di sostenere la ripresa economica e mantenere uno sviluppo stabile.APERTURE DELLA CINA SULL'IRANSpiragli di collaborazione si sono aperti fra Cina e Usa dopo settimane di tensioni. Pechino, che ha sempre opposto resistenza in Consiglio di sicurezza all’idea di introdurre nuove sanzioni nei confronti dell’Iran, ha acconsentito a prendere parte a negoziati con le potenze occidentali per discutere misure più incisive per fermare il programma nucleare iraniano. E il presidente cinese Hu Jintao ha fatto sapere che parteciperà al vertice multilaterale sulla sicurezza nucleare che si terrà a metà aprile a Washington. La sua partecipazione era in forse dopo le accuse degli Stati Uniti alla Cina di tenere artificialmente basso il valore dello yuan per favorire le esportazioni. Le due decisioni dovrebbero stemperare il disaccordo tra i due Paesi, da mesi impegnati in un braccio di ferro sullo yuan, sulla censura del Web, sul Tibet e sulla vendita di armi americane a Taiwan. Il sì alla discussione delle sanzioni – che ha subito raccolto la «soddisfazione» della Casa Bianca – segna dunque un cambiamento di rotta significativo della Cina, che per mesi ha respinto le richieste delle potenze occidentali di aumentare la pressione sull’Iran, accusato di volersi dotare di armi nucleari. Pechino finora non si era sbilanciata sulla partecipazione di Hu al summit del 12 e 13 aprile a Washington, fissato pochi giorni prima della data in cui il Tesoro Usa rilascerà un rapporto che potrebbe ufficialmente accusare la Cina di tenere volutamente svalutata la sua moneta per ottenere un vantaggio competitivo nelle esportazioni. A confermare il nuovo corso di Pechino è stata anche la conversazione telefonica di ieri fra il cancelliere tedesco Angela Merkel e il primo ministro cinese Wen Jiabao, conversazione definita “amichevole” e dedicata in particolare all’Iran. Teheran ha fiutato la pericolosità della situazione e ieri ha inviato in tutta fretta a Pechino il proprio negoziatore per la questione nucleare, Said Jalili, per colloqui con il governo cinese, che considera il proprio principale alleato sul fronte dell’energia atomica. Jalili chiederà a Pechino di tenere ferme le proprie posizioni nonostante le pressioni di altri governi, tra cui quello americano, che spingono per sanzioni all’Iran. Ma, stando all’ambasciatrice Usa all’Onu, Susan Rice, il suo governo, Gran Bretagna, Francia, Russia e Germania si sarebbero già accordate con la Cina per iniziare a discutere la bozza di una risoluzione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu che riguardi nuove sanzioni all’Iran. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Qin Gang, ha però sottolineato che la Cina continua a sperare in una soluzione diplomatica sull’Iran. «La Cina è molto preoccupata per l’attuale situazione e rafforzerà la cooperazione con tutte le parti – ha detto –. Sulla questione del nucleare iraniano, la Cina continuerà a lavorare per una soluzione pacifica». Il disgelo nei rapporti tra Usa e Cina segue un periodo di tensioni causate dalla censura subita da Google in Cina, condannate dal segretario di stato Usa Hillary Clinton e aggravate dalla decisione della Casa Bianca di vendere a Taiwan armi per 6,4 miliardi di dollari e dalla visita del Dalai Lama alla Casa Bianca.