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LA VISITA STORICA. Obama a Buchenwald: «È qui la risposta a chi nega la Shoah»

venerdì 5 giugno 2009
Storia, cronaca, vicende familiari si sono intrecciate oggi in Germania per Barack Obama, il primo presidente americano a visitare il campo di concentramento di Buchenwald. Dopo due giorni trascorsi in Medio Oriente a parlare di pace, Obama si è immerso in Europa negli orrori della guerra. Dopo avere invitato i musulmani a non restare prigionieri del passato, il presidente Usa ha visitato oggi in Germania il lager dove i nazisti uccisero 56 mila persone (in gran parte ebrei).In attesa di recarsi domani in Normandia nel cimitero militare dove sono sepolti quasi diecimila soldati americani morti per liberare l'Europa. "Non dimenticherò mai cosa ho visto a Buchenwald", ha detto Obama al termine della visita effettuata insieme alla cancelliera Angela Merkel, al Nobel per la Pace Elie Wiesel (un superstite del campo) e a Bertrand Herz (presidente dell'associazione dei superstiti). Obama ha deposto una rosa bianca nella lapide che ricorda "tutte le vittime" del campo, dopo la guerra utilizzato come lager anche dai sovietici. Obama ha detto che Buchenwald costituisce la risposta irrevocabile a chi continua a sostenere "che l'Olocausto non è mai avvenuto". Ed ha ricordato lo shock subito dal pro-zio Charlie Payne, che fu tra i liberatori di Ohrduf, un campo satellite di Buchenwald, mentre era in Europa nella seconda guerra mondiale, che tornò a casa sconvolto "con memorie terribili: adesso capisco perchè".La Merkel ha reso omaggio "a tutte le vittime del nazismo: non ci sono parole per descrivere quello che è accaduto". Wiesel, uno dei superstiti, ha detto di avere trovato il coraggio di visitare il luogo dove morì suo padre tre mesi prime della liberazione. '"La sua tomba è nel mio cuore", ha detto auspicando la pace e la sicurezza "per Israele ed i suoi vicini: abbastanza è abbastanza".Prima di recarsi a Buchenwald, Obama aveva incontrato stamattina la Merkel a Dresda, la città bombardata nel febbraio 1945 dai velivoli britannici e americani, un'azione di guerra che provocò la morte di almeno 25 mila persone. E dopo Buchenwald si è recato nell'ospedale militare di Landstuhl dove sono curate le vittime di altre guerre, stavolta contemporanee: quelle in Iraq e in Afghanistan.In questo gioco complesso di richiami ad orrori del passato e del presente si inserisce, oltre a quella di Payne, la storia di un altro familiare del presidente Usa, il nonno materno Stanley Dunhan: anche lui in divisa in Europa, sbarcò in Normandia sei settimane dopo il D-Day, il giorno più lungo, costato la vita a così tanti soldati Usa. E passato e presente si sono intrecciati di nuovo, per Obama, con le polemiche sull'Olocausto. Ieri, nel suo discorso del "nuovo inizio" con l'Islam, l'inquilino della Casa Bianca aveva ricordato che sei milioni di ebrei furono massacrati dal Terzo Reich nei campi di sterminio. Ed aveva attaccato, senza però mai nominare il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, coloro che continuano a mettere in dubbio la strage e che anzi continuano a minacciare Israele di distruzione. Oggi, in una intervista alla Nbc, il presidente Usa è stato più diretto: "Dovrebbe recarsi qui a Buchenwald - ha detto Obama - È inutile cercare di negare la storia".