Il colloquio. La visita del presidente Usa al Papa
Che la stessa Casa Bianca, nel comunicato che annunciava la visita di Obama in Vaticano, abbia sottolineato la «leadership mondiale» che Francesco ha «assunto» nel suo primo anno di pontificato, dice molto del clima in cui, oltre atlantico, è visto l’incontro in programma tra il presidente Usa e Papa Bergoglio. Colloquio che si preannuncia, anche per questo, carico di significato, nel suo cadere a trent’anni dallo stabilimento di relazione diplomatiche stabile tra Usa e Santa Sede, avvenuto sotto la presidenza Reagan.
La prima superpotenza mondiale da una parte, e lo stato più piccolo del mondo dall’altro. Potrebbe apparire un incontro solo formale, o di pura cortesia, dove si parlerà probabilmente molto di politica internazionale, Siria e Medio Oriente in primis, ma dove non resteranno fuori dalla porta le questioni economiche e sociali. Ma in un Paese «dove la religione ha un grande riscontro nella vita pubblica, la popolarità di Papa Francesco ha assunto, durante il primo anno di pontificato, un carattere particolare», ha osservato alla Radio Vaticana lo storico Matteo Luigi Napolitano. E con alle porte le elezioni di mezzo termine, rispetto alle quali Obama sa di essere in difficoltà, il presidente spera di riuscire a recuperare il voto dei cattolici Usa, che verso Papa Francesco dimostrano un’ammirazione pressoché unanime. Tanto più che non sono passate sotto silenzio alcuni passaggi dell’Esortazione Evangelii Gaudium suonati molto critici verso il sistema economico degli Stati Uniti.