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Usa. Nuova tegola per Biden, la Camera dice sì all'impeachment

Redazione Esteri giovedì 14 dicembre 2023

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden

La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha votato per formalizzare l'autorizzazione all'inchiesta di impeachment di Joe Biden. Controllata dai Repubblicani, la Camera ha votato con 221 voti contro 212, secondo le linee di partito a favore dell'indagine, volta ad appurare se Biden abbia beneficiato impropriamente dei rapporti d'affari esteri di suo figlio Hunter.
"Invece di fare qualcosa per aiutare a migliorare la vita degli americani, si concentrano sull'attaccarmi con bugie. Perdono tempo in acrobazie politiche senza fondamento", ha reagito Biden che corre per le presidenziali del prossimo anno. "Stanno scegliendo di perdere tempo in questa trovata politica infondata che anche i Repubblicani al Congresso ammettono non essere supportata dai fatti". Scontato il no del Senato, dominato dai democratici.
La giornata nera per la famiglia Biden si è aperta con una mossa a sorpresa del figlio del presidente. Poche ore prima del voto, Hunter Biden si è presentato sulla gradinata di Capitol Hill e ha improvvisato una conferenza stampa, dicendosi pronto a deporre solo pubblicamente, difendendo il padre e attaccando frontalmente i repubblicani. "Per sei anni sono stato il bersaglio dell'implacabile macchina d'attacco di Trump che gridava "Dov'è Hunter?". Bene, ecco la mia risposta, sono qui", ha esordito, contestando ai repubblicani di "non volere un processo aperto dove gli americani possano vedere le loro tattiche, svelare la loro inchiesta infondata o sentire cosa ho da dire". Il suo timore è che possano "manipolare" la deposizione facendo trapelare le sue dichiarazioni in modo decontestualizzato.
Quindi ha attaccato: "Lasciatemi affermare nel modo più chiaro possibile che mio padre non è coinvolto finanziariamente nelle mie attività, né quando ero un avvocato né quando ero membro del cda di Burisma (società energetica ucraina) né nella mia partnership con un uomo d'affari privato cinese né nei miei investimenti in Usa o all'estero, e certamente non nella mia veste di artista". Infine ha ammesso i propri fallimenti personali e professionali ma ha precisato che non sono motivo per un impeachment, accusando i repubblicani di aver "ridicolizzato la mia lotta contro la tossicodipendenza, denigrato la mia guarigione e cercato di disumanizzarmi, il tutto per mettere in imbarazzo e danneggiare mio padre" e "trasformare in tenebre la luce del suo amore per me".

"Si tratta di corruzione pubblica ai massimi livelli, ci sono prove serie", gli ha risposto James Comer, presidente della commissione di sorveglianza della Camera, una delle tre che da un anno indaga su di lui e sul padre. "Non è il figlio del presidente a stabilire le regole", ha aggiunto, definendo "inaccettabile" il suo rifiuto di deporre a porte chiuse e minacciando una denuncia per oltraggio al Congresso. La difesa di Hunter ritiene che la citazione non sia valida perché l'inchiesta di impeachment non è mai stata formalizzata in aula.

Hunter Biden - REUTERS

Tutti i guai di Hunter Biden

Dal 2016 al 2020 Hunter Biden "ha messo in atto uno schema fradolento per non pagare le tasse", si legge nei documenti presentati in California che descrivono nel dettaglio come Hunter abbia speso i soldi strappati al fisco. Droghe, escort, fidanzate, alberghi di lusso e sontuose residenze in affitto, auto stravaganti, abiti firmati, festini, strip club, un elenco di spese impressionanti per l'ex avvocato caduto in una spirale di depressione e tossicodipendenza dopo la morte per cancro del fratello Beau e che continua ad essere tormentato dal suo passato burrascoso. Dati alla mano, per i suoi vizi la pecora nera dei Biden avrebbe sperperato circa un milione di dollari nel 2016, 1,4 milioni di dollari nel 2017, 1,8 milioni di dollari nel 2018 e 600.000 dollari nel 2019. Tra il 2016 e il 2019, è riuscito a prelevare ben 1,6 milioni di dollari dai bancomat e nello stesso periodo ha speso oltre 683.000 dollari in "pagamenti vari-escort", altri 188.960 dollari in "intrattenimento per adulti", 397.530 dollari in abbigliamento e accessori e 237.496 dollari in "prodotti di bellezza e farmaceutici".

Numeri da far girare la testa al presidente e che potrebbero costare al figlio 17 anni di carcere. Solo cinque mesi fa, Hunter era stato vicinissimo a chiudere in Delaware un patteggiamento che gli avrebbe risparmiato la galera e probabilmente lo avrebbe messo al riparo dalle nuove investigazioni che hanno portato alle accuse di oggi. Invece tutto è saltato all'ultimo minuto per l'intervento della giudice, nominata da Donald Trump, Maryellen Noreika. In confronto alle accuse di oggi, il reato di possesso illegale di un'arma in un periodo in cui faceva uso di sostanze stupefacenti sembra quasi banale. L'evasione fiscale da parte di un giovane ricco e privilegiato come Hunter è grave ed imbarazzante, soprattutto per un presidente che ha fatto dell'aumento delle tasse ai milionari e alle corporation una delle sue battaglie di punta. Per non parlare del fatto che, da mesi, i repubblicani contestano a Joe Biden di aver beneficiato dei loschi affari di Hunter in Cina e Ucraine e, a sua volta, di averli favoriti da senatore e vice presidente sfruttando la sua influenza politica.