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Russia . L'Ergastolo a chi dissente. E Navalny rischia un processo per terrorismo

Marta Ottaviani mercoledì 26 aprile 2023

Alexeij Navalny come è apparso oggi in un video del circuito interno della colonia penale di Basmanny (Mosca) in cui è rinchiuso

In Russia si procede a passi spediti verso la dittatura più feroce. Se da una parte si coltiva fin dalla più tenera età una nuova identità nazionale, dall’altra chi dissente è ormai ufficialmente condannato all’ergastolo o assimilato a un terrorista. Particolare, quest’ultimo, che sembra mutuato dall’alleato turco, che da tempo ha sdoganato l’equazione per la quale un dissidente è pericoloso tanto quanto un terrorista. I senatori del Consiglio Federale, la Camera alta del Parlamento, hanno votato una legge che punirà con l’ergastolo e la revoca della cittadinanza coloro che criticano l’operazione militare speciale, ossia come, ancora oggi, a oltre un anno dall’inizio del conflitto, viene chiamata la guerra della Russia contro l’Ucraina.

Dal punto di vista giuridico, i comportamenti puniti rientrano nel reato di "alto tradimento", e se fino a ieri si arrivava a un massimo di 20 anni di carcere, per poter consentire questa nuova disciplina è stato emendato il codice penale. Al posto dei due decenni fissati in precedenza come termine massimo, adesso è subentrato il carcere a vita. La norma, per il momento, si applica solo alle persone che sono ancora sul territorio nazionale. Per quelli che sono scappati è allo studio un disegno di legge per identificarli come "traditori della patria" e confiscarne i beni. La decisione, adesso, spetta al presidente, Vladimir Putin.

Perché la legge divenga esecutiva, il capo dello Stato deve firmarla. Le organizzazioni per i diritti umani hanno criticato l’iniziativa, spiegando che si tratta di un modo per instillare paura nella popolazione e disincentivare qualsiasi critica contro la guerra. Ma la mossa del Cremlino potrebbe ritorcersi contro. L’organizzazione OVD-Info, che da anni monitora lo stato dei diritti umani nel Paese, ha evidenziato come questi emendamenti possano facilitare non solo le decisioni dei giudici russi, ma anche nuove inchieste per crimini di guerra da parte della comunità internazionale.

Per il momento, però, a passarsela male sono i dissidenti, soprattutto quelli considerarti più pericolosi dal regime. Ne sa qualcosa il nemico numero uno. Alexeij Navanly, che dopo aver ricevuto una condanna a due anni e mezzo per appropriazione indebita, lo scorso anno si è vito approssimare per eccesso la sua permanenza in carcere, ricevendo altri nove anni di reclusione. Adesso, rischia ancora di più. L’autorità giudiziaria ha stabilito che potrebbe essere messo sotto processo per attività terroristiche. In questo caso rischierebbe il carcere a vita. Il diretto interessato ha bollato come "assurde" le accuse a suo carico. I suoi legali da oggi hanno 10 giorni per studiare il fascicolo di oltre 700 pagine presentato dall’accusa. Nel frattempo, le condizioni di carcerazione in cui versa il politico di opposizione sono sempre più precarie. Navalny è finito in isolamento per la quattordicesima volta dall’inizio della sua detenzione, in una colonia penale a 200 chilometri da Mosca, tristemente nota per il suo regime particolarmente duro. Nonostante sia in carcere da oltre un anno e i dirigenti del suo movimento abbiano tutti problemi con la giustizia, il Fondo anti corruzione, che da anni denuncia su quali basi si fonda il potere di Vladimir Putin e del suo cerchio magico, rappresenta ancora comunque una minaccia. Così tanto che l’unico modo per allontanarlo definitivamente dalle preferenze della popolazione è farlo passare per una organizzazione terroristica. Prima di finire in carcere, Navalny, nell’agosto 2020 è sopravvissuto per miracolo a un tentativo di avvelenamento.