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Stati Uniti. Lo «strappo» di Trump: via dall'accordo sul nucleare iraniano

Luca Geronico martedì 8 maggio 2018

Donald Trump mostra il suo provvedimento che sancisce l'uscita dall'accordo sul nucleare (Ansa)

Lo strappo era atteso e alle 20 italiane, puntuale, è arrivata la conferma di Donald Trump. Il presidente Usa ha annunciato in diretta tv dalla Casa Bianca l'uscita dalla storica intesa sul programma nucleare, firmato nel 2015 da Washington, Mosca, Pechino, Parigi, Londra e Berlino con Teheran. L'America sarà più sicura, ha aggiunto Trump.

Questo vuol dire che saranno ripristinate le sanzioni americane contro l'Iran in vigore prima del 2015, concedendo di fatto alle aziende un periodo dai 90 ai 180 giorni alle aziende per chiudere le loro attività nel Paese asiatico.

La reazione iraniana è stata istantanea: il presidente Rohani ha parlato a sua volta in diretta tv, assicurando che continuerà a rispettare l'accordo nonostante l'uscita americana. "C'è poco tempo per iniziare i negoziati per mantenere in piedi l'accordo sul nucleare" con gli altri partner senza gli Usa. Se i negoziati fallissero, "ho dato disposizione all'Agenzia per l'energia atomica iraniana
di essere pronta a riprendere l'arricchimento dell'uranio come mai prima, già nelle prossime settimane".

Per l'Europa è una scelta "che dispiace", come ha notato l'Alta rappresentate per la politica estera, Federica Mogherini ("L'accordo sul nucleare iraniano funziona e garantisce che l'Iran non sviluppi armi atomiche, e mi aspetto che la comunità internazionale sostenga l'intesa", ha detto), mentre Francia, Germania e Gran Bretagna esprimono il loro disaccordo attraverso un tweet di Emmanuel Macron. Per l'Italia l'accordo va mantenuto.

Da Israele arriva una reazione positiva, mentre si preparano i rifugi sul Golan e si allerta la contraerea in caso di reazioni di Teheran. "L'Iran vuole servirsi della Siria come base avanzata contro Israele. Siamo determinati a impedire che stabiliscano lì le loro basi. Reagiremo con potenza, il nostro esercito è pronto", ha detto il premier Netanyahu.

Rohani: avremo guai per due o tre mesi ma li supereremo

«È possibile che affronteremo alcuni problemi per due o tre mesi ma li supereremo», ha dichiarato il presidente iraniano Hassan Rohani, durante un incontro con esponenti del settore petrolifero. «L'Iran vuole relazioni costruttive con il mondo ma continuerà il suo sviluppo nazionale nonostante le possibili sanzioni», ha aggiunto. Rohani lunedì aveva dichiarato che Teheran potrebbe restare nell'accordo nucleare stipulato nel 2015, anche dopo il ritiro statunitense, se le altre parti contraenti - in particolare l’Ue - garantiscono il rispetto dei patti.

Parigi: miglioreremo l'accordo. Cremlino: situazione seria

L’ex segretario di Stato Usa John Kerry, che dell’intesa del 2015 sul programma nucleare iraniano fu il principale protagonista, ha detto che «ritirarci dall'accordo con l'Iran è assolutamente illogico. Il presidente dice che è un pessimo accordo, ma sfido chiunque a trovarne uno migliore».

In prima fila, fra le potenze europee, Parigi che continuerà a chiedere un miglioramento dell'accordo sul nucleare, “che gli Usa vi siano presenti o meno”. "Questo accordo non è il migliore del mondo", ma "senza essere perfetto, ha anche un certo numero di virtù", ha dichiarato la ministra francese alla Difesa, Florence Parly, e "gli iraniani lo rispettano". Nel pomeriggio, poche ore prima dell'annuncio, il presidente Emmanuel Macron ha di nuovo parlato al telefono con Donald Trump.

Pure il Cremlino mette in guardia sulle conseguenze di una uscita dagli Usa perché «senz'altro si creerà una situazione molto seria».

Israele: l'Iran ha armi pericolose in Siria per distruggerci

Nuove pressioni contro Teheran, dopo aver accusato il 30 aprile di voler produrre cinque nuove armi atomiche, sono intanto giunte da Israele. L'Iran sta cercando di piazzare "armi pericolose" in Siria "da utilizzare contro Israele con lo scopo preciso di distruggerci" ha dichiarato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ieri a Nicosia in occasione di un summit trilaterale con i leader di Grecia e Cipro.

Cosa prevede l'accordo sul nucleare iraniano

Frutto di uno sforzo diplomatico durato 21 mesi, l'accordo di non proliferazione sul programma nucleare dell'Iran è stato firmato a Vienna il 14 luglio 2015 dai ministri degli Esteri di Teheran, Pechino, Parigi, Berlino, Mosca, Londra, Washington e dall'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue. Il 20 luglio 2015 il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha adottato una risoluzione sull'accordo, con una cornice temporale decennale. Il 16 gennaio 2016 sono state rimosse le sanzioni economiche e finanziarie di Ue, Onu e Usa legate al nucleare, dopo che l'Aiea ha verificato il rispetto degli impegni da parte iraniana. Ecco i punti chiave del
documento di 100 pagine siglato nel 2015.
* SCORTE DI URANIO ARRICCHITO - Entro il 2025 si dovrà scendere dai 10 mila chili in possesso nel 2015 dalle autorità di Teheran a 300 chili, con una riduzione del 98%. Prevista una moratoria di 15 anni sull'arricchimento dell'uranio al di sopra del 3,67%.
* CENTRIFUGHE - Il loro numero sarà ridotto di due terzi, passando da 19 mila a poco più di 5 mila. Di queste ultime oltre mille saranno riconvertite per la produzione di isotopi per uso medico, utilizzati soprattutto nella lotta contro il cancro.
* ISPETTORI - Quelli dell'Aiea avranno accesso costante ai siti nucleari iraniani, anche quelli militari.
* COMMISSIONE DI CONTROLLO - Un organo con tutti i membri dell'accordo, Iran compreso, ne monitora l'implementazione e si
occupa di potenziali problemi e dispute. Il lavoro è coordinato dall'Alto rappresentante Ue.