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Notre-Dame. Quel simbolo della cristianità già devastato dalla Rivoluzione

Alessandro Beltrami lunedì 15 aprile 2019

Al centro dell’Île de France, il cuore simbolico della Francia, c’è Parigi. Al cuore di Parigi c’è un’altra isola, in questo caso vera: l’Île de la Cité. E al cuore di quell’isola sulla Senna c’è una chiesa: la cattedrale di Notre-Dame. Basterebbe questo per capire il significato storico e simbolico prima ancora che architettonico di questo edificio grandioso, tra i più celebri del gotico (uno stile che proprio nell’Île de France nasce per irradiarsi in tutta Europa).

Fu costruita a partire dal 1163 (ma i lavori, come per tutti i cantieri medievali, proseguirono a lungo, almeno sino al XIV secolo) sul sito di una precedente cattedrale, dedicata a Santo Stefano, a sua volta probabilmente costruita al posto di un tempio pagano: sull’Île de la Cité si situava l’originale insediamento romano di Lutetia Parisiorum e da qui partì la rinascita merovingia della città. È l’immagine più nota del gotico a livello mondiale, sebbene non ne costituisca l’esito più alto (altra cosa sono per complessità e potenza fantastica le cattedrali di Chartres e Reims). Ogni anno è visitata da circa 14 milioni di persone. Ma soprattutto la sua valenza iconica è anche frutto di un’idea del Medioevo molto romantica: parzialmente modificata nei secoli e soprattutto devastata dalla violenza iconoclasta della Rivoluzione francese (furono demolite, come in molti altri chiese, le statue della facciata e danneggiate le vetrate, mentre nel 1793 la chiesa venne trasformata in un Tempio della Ragione), fu oggetto nel corso dell’Ottocento di restauri che una concezione moderna (ma già allora fioccarono le critiche) non esiterebbe a definire invasivi e arbitrari.

L’edificio, in verità, si trovava davvero in condizioni pessime. Quando nel 1804 papa Pio VII vi celebrò la messa votiva durante la quale Napoleone si autoincoronò imperatore (va notato che i re di Francia dal X secolo venivano incoronati nella cattedrale di Reims), per mascherare i portali scempiati dai giacobini e semidiruti venne eretto un finto porticato in legno di gusto neogotico. Colpita anche della sommosse del 1830, la cattedrale era un gigante dal passato glorioso e dal presente decisamente precario. Nacque così in Francia un movimento d’opinione trasversale per il suo recupero. Una delle voce principali fu quella di Victor Hugo, che con questo preciso scopo pubblicò nel 1831 Notre-Dame de Paris. Il successo del romanzo (il primo vero successo anche per lo scrittore, che aveva 29 anni) fece entrare nell’immaginario comune non solo i personaggi (Esmeralda, il perfido Frollo, il campanaro gobbo Quasimodo) ma anche i gargoyle, i mostruosi e spettacolari doccioni in pietra che si sporgono nel vuoto da altezze vertiginose.

Bisogna aspettare gli anni 40 perché si intervenga sull’edificio. Gli architetti Jean-Baptiste-Antoine Lassus e Eugène Viollet-le-Duc sono incaricati nel 1845, ma sarà quest’ultimo, specialmente dal 1857 in poi, a lasciare la sua impronta sull’edificio. Viollet-le-Duc è stato il geniale e grandioso reinventore del Medioevo e Notre-Dame è il suo capolavoro. L’architetto eliminò ciò che non era, o non sembrava, medievale ripristinando ciò che era andato perduto e completando ciò che era rimasto incompiuto: dagli archi rampanti e i pinnacoli all’esterno alle sculture delle facciate. Intervenì inoltre sulle vetrate (restaurando o rifacenso) e sulla decorazione dell’interno: l’aspetto barocco dell’area absidale è immortalato da Jacques-Louis David nella grande tela con l’Incoronazione di Napoleone.

Totalmente di Viollet-le-Duc era la fléche, la guglia in legno che coronava la crociera (il punto dove navata centrale e transetto si incontrano): proprio la parte divorata ieri dalla fase iniziale dell’incendio. Quella antica era stata abbattuta durante la Rivoluzione. Alla seconda metà dell’Ottocento epoca risale il grande organo costruito da Cavaillé-Coll: strumento tra i più belli mai costruiti.
Cosa restava, almeno fino a ieri, della Notre-Dame medievale? L’interno sicuramente restituiva l’aspetto massiccio di un gotico che faceva i conti con la massa dell’architettura romanica ma che aveva costituito il punto di partenza per gran parte degli altri edifici: un edificio di dimensioni grandiose (la sua lunghezza è di 128 metri), a pianta a croce latina con cinque navate e chiuso da un coro a doppio ambulatorio. Tra le poche testimonianze medievali – era del 1320 – era proprio il tetto in piombo, andato distrutto ieri. Ma