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America Centrale. Morto Noriega, il volto oscuro di Panama

Redazione Esteri martedì 30 maggio 2017

Il generale Noriega in una immagine del 1985 (Epa)

Manuel Antonio Noriega, l'uomo forte di Panama dal 1983 al 1989, è morto oggi a 83 anni. L'ex generale era stato ricoverato in condizioni critiche lo scorso 7 marzo ed era stato sottoposto a un intervento per rimuovere un tumore benigno al cervello. Noriega passerà alla storia di Panama per aver scritto una delle sue pagine più buie: la dittatura militare che soggiogò il Paese tra il 1986 e il 1989, su cui ancora oggi esistono segreti inconfessabili. La società panamense, ad esempio, vorrebbe sapere dove si trovano il corpo del sacerdote di origine colombiana Hector Gallego, scomparso 45 anni fa; la testa del medico guerrigliero Hugo Spadafora, decapitato nel 1985; e i resti di altre decine di desaparecidos del regime militare di cui Noriega fu prima capo dell'intelligence e poi capo. "Con il mio cuore, posso dire di non aver niente a che fare con la morte di nessuna di queste persone", aveva detto Noriega lo scorso 7 gennaio nella sua prima e unica dichiarazione davanti a un giudice panamense nell'ambito delle udienze per l'approvazione degli arresti domiciliari.


La condanna a 60 anni

Noriega era stato processato in contumacia a Panama, dove fu condannato a 60 anni di carcere per violazione dei diritti umani. Dittatore di Panama negli anni tra il 1983 e il 1989, inizialmente alleato degli Stati Uniti, grazie a cui salì al potere, nel corso degli anni '80 perse il sostegno di Washington anche per le violazioni contro i diritti umani e per il ruolo centrale nel narcotraffico, che lo vide collaborare con trafficanti come Pablo Escobar. E' stato portato negli Stati Uniti, processato per traffico di droga, e imprigionato nel 1992. Estradato a Parigi, rientrò a Panama nel 2011.

L'ex generale nacque a Panama l'11 febbraio 1935, secondo quanto scritto sul registro di iscrizione alla previdenza sociale, anche se altre fonti danno come data di nascita il 1934, il 1938 o anche il 1940. Cresciuto in una famiglia umile nel quartiere San Felipe, uno dei più poveri del Paese, studiò alla scuola militare di Chorrillos de Lima, in Perù. Dopo essersi arruolato nella Guardia nazionale come tenente nel 1962, sei anni dopo appoggiò il golpe militare che portò al potere il generale Omar Torrijos e nel 1970 fu nominato capo del servizio di intelligence panamense, il G-2. Divenuto generale nel 1983, fu subito nominato comandante in capo della Guardia nazionale, organo che lui stesso trasformò nelle Forze di difesa panamensi. Nel settembre 1985 fu accusato di essere il responsabile diretto dell'omicidio di Spadafora, uno dei principali oppositori delle azioni dell'esercito. Nello stesso mese Noriega costrinse il presidente in carica, Nicolás Ardito Barletta, a dimettersi per aver nominato una commissione apolitica per indagare sulla morte di Spadafora: il presidente fu sostituito dal vicepresidente, Eric Arturo Delvalle.

La rottura con gli Usa

Secondo dichiarazioni rilasciate nel 1988 dall'ex direttore della Cia, l'ammiraglio Stansfield Turner, Noriega era sul libro-paga della Cia fin dai primi anni Settanta, e mantenne l'appoggio statunitense fino al 5 febbraio 1988, quando la Dea lo incriminò per traffico di droga, associazione a delinquere e profitti illeciti, in relazione alle sue attività precedenti al 1984. Il Pentagono gli chiese di abbandonare il potere e il 25 febbraio Delvalle emanò un decreto, dichiarando che Noriega era stato sollevato dai suoi incarichi. Il dittatore ignorò il decreto che non fu accolto né dai militari né da alcuni settori della politica. Dopo le elezioni del 7 maggio 1989, in cui il candidato di Noriega perse per il 37% dei voti contro il candidato degli Usa, Guillermo Endara Galimany, nacquero dure proteste che si conclusero con l'annullamento delle elezioni e la nomina di un nuovo presidente, Francisco Rodríguez, il 31 agosto, garante di un regime guidato ancora dai militari. Il 20 dicembre 1989, cinque giorni dopo che Noriega dichiarò lo stato di guerra, le truppe americane invasero Panama con l'obiettivo di arrestare Noriega e ristabilire la democrazia. Il 3 gennaio Noriega si arrese. A settembre dell'anno dopo iniziò il processo davanti al tribunale federale americano che lo condannò a 40 anni di carcere per traffico di droga e riciclaggio di denaro. L'ex dittatore ottenne successive riduzioni di pena a 30 e 20 anni con la custodia cautelare per buona condotta.
Nell'aprile 2004 la Francia chiese la sua estradizione per una condanna del 1999 a 10 anni di carcere per riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di droga con cui Noriega aveva acquistato proprietà di lusso a Parigi: nel 2007 l'ex dittatore fu estradato. In quell'anno anche Panama cominciò a richiedere la sua estradizione, prima per il caso Spadafora, poi per la morte del sindaco Moises Giroldi, e per quella del dirigente di sinistra Heliodoro Portugal: nel dicembre 2011 l'ex dittatore arrivò a Panama e fu recluso nel carcere di El Renacer. Nel 2015, dalla prigione, Noriega chiese perdono a tutti gli «umiliati» e per il «male causato con le sue azioni come comandante, sia a nome suo sia per quello dei suoi superiori e subordinati».