Giustizia internazionale. Il mandato d'arresto per Netanyahu: ecco perché è legittimo
La sede della Corte penale internazionale
Le accuse rivolte alla Corte penale internazionale di aver posto sullo stesso piano una organizzazione terroristica come Hamas e il governo di una popolazione aggredita sono strumentali e non reggono di fronte ai principi del diritto internazionale e alla prova di fatti.
I provvedimenti dei giudici dell’Aja riguardano gravissime violazioni al diritto internazionale umanitario, che configurano «crimini di guerra» e «crimini contro l'umanità» ai sensi dello Statuto della Corte penale: le norme sono inderogabili, e si applicano nei confronti di tutti; non ammettono eccezioni per nessuno, né per aggressori né per gli aggrediti se questi abusano nel diritto di difesa, né persino per Capi di stato e di governo che in questi casi non godono di alcuna immunità. Se così non fosse si darebbe ragione a quanti hanno accusato la Corte penale internazionale, e con essa l’Occidente che in essa si è sinora riconosciuta, di ‘doppio standard’.
Israele era stato ampiamente avvertito delle conseguenze delle sue azioni quando il procuratore Khan già il 29 ottobre 2023 si era recato al valico di frontiera di Rafah in Egitto, senza riuscire ad entrare a Gaza, e aveva lanciato un primo statement. La Corte avrebbe individuato i «responsabili dell'organizzazione e dell'attuazione delle atrocità del 7 ottobre», e anche della «presa di ostaggi, un crimine di guerra ai sensi dello Statuto di Roma», perché «roghi, stupri e uccisioni non possono avvenire come se fossero normali; i bambini, gli uomini, le donne e gli anziani non possono essere strappati dalle loro case e presi in ostaggio, qualunque sia la ragione».
C’era anche l’avvertimento per Netanyahu: «Israele ha obblighi chiari in relazione alla sua guerra con Hamas: non solo obblighi morali, ma obblighi giuridici, nel rispetto delle leggi sui conflitti armati». E ancora: Israele ha un esercito professionale, giuristi militari e un sistema basato sul rispetto del diritto internazionale umanitario, per cui dovrà dimostrare che «qualsiasi attacco è stato condotto in conformità con le leggi e le consuetudini dei conflitti armati», a cominciare dalla «corretta applicazione dei principi di distinzione, precauzione e proporzionalità», e dal divieto di «affamare le popolazioni».
Il Prosecutor dell’Aja non si è fermato, sollecitato anche dal referal di un gruppo di Stati: Sudafrica, Bangladesh, Bolivia, Comore e Gibuti, Cile, e Messico. Si è avvalso di una molteplicità di testimonianze, prove documentali in video, audio e fotografie, nonché di immagini satellitari, e «come ulteriore garanzia» ha consultato anche un «gruppo imparziale» di giuristi di alto profilo, esperti nel diritto internazionale umanitario e nel diritto internazionale penale.
Da qui le conclusione nette della Pre Trial Chamber con la conferma del mandato di arresto: sussistono «ragionevoli motivi» per ritenere che il Primo Ministro di Israele Netanyahu, e Yoav Gallant, Ministro della Difesa di Israele all'epoca dei fatti, abbiano ciascuno la «responsabilità penale in qualità di co-autori per aver commesso gli atti congiuntamente ad altri: il crimine di guerra della fame come metodo di guerra; e i crimini contro l'umanità di omicidio, persecuzione e altri atti disumani», e ancora per «aver diretto intenzionalmente in qualità di ‘superiori’ civili attacchi contro la popolazione civile».
Si può rimanere sconfortati e manifestare solidarietà a Israele, che ancora una volta non va identificato nelle irresponsabili scelte dell’attuale leadership. Soprattutto l’Occidente, specie in questo momento storico, non può delegittimare la Corte penale internazionale: si finirebbe col porre in discussione anche i mandati d'arresto emessi per il trasferimento forzato di minori ucraini nei confronti di Putin e per i bombardamenti indiscriminati sull'Ucraina di cui sono imputati l’ex ministro della difesa e tre generali russi.
L’Italia, a suo tempo principale sostenitrice della Corte penale internazionale, deve difendere i principi della più importante opera di codificazione del diritto internazionale: lo Statuto di Roma può rappresentare ancora un baluardo contro le atrocità delle guerre e per frenare la deriva del disordine globale.
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