Mondo

Morta Maathai, la Nobel africana che piantò 30 milioni di alberi

lunedì 26 settembre 2011
Wangari Maathai, morta all'età di 71 anni, è stata la prima donna africana a ricevere il Nobel per la pace per la sua lotta contro la deforestazione. Il suo impegno ambientalista è stato storico: nota soprattutto la sua attività alla testa del movimento 'Green Belt' (cintura verde) che ha piantato oltre 30 milioni di alberi lungo il continente africano contro la desertificazione.Era nata a Nyeri, in Kenia, nel 1940. Laureata in scienze biologiche ottenne la cattedra di veterinaria all'università di Nairobi: prima donna keniota a raggiungere un incarico così prestigioso.Nello stesso anno cominciò a lavorare al Consiglio nazionale delle donne del Kenia e dal 1981 al 1987 ne fu la presidentessa. Attraverso il Consiglio diffuse l'idea di piantare alberi e l'anno dopo tenne a battesimo proprio il 'Green Belt Movement', un'organizzazione per la salvaguardia dell'ambiente e il miglioramento della qualità della vita delle donne.La crescita del Green Belt Movement fu rapidissima: alla fine degli anni Ottanta erano coinvolte tremila donne. Dal 1986 le iniziative del movimento furono adottate in altri paesi africani: Tanzania, Uganda, Malawi, Lesotho, Etiopia e Zimbawe. Gli obiettivi principali sono la salvaguardia della biodiversità e la creazione posti di lavoro con un occhio particolare alla leadership della figura femminile nelle aree rurali.Negli ultimi 20 anni molti degli obiettivi del Green Belt e di Wangari sono stati raggiunti. In Africa è aumentata la consapevolezza della problematica ambientale e sono stati creati migliaia di posti di lavoro. Alla fine del 1993 le donne del movimento avevano piantato più di 20 milioni di alberi e molteerano diventate "guardaboschi senza diploma".Negli anni la Maathai ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, inclusi il premio 'Global 500' del programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, il 'Goldman Enviromental Award', il premio 'Africa per i Leader' e il premio per "Una Società Migliore". Negli ultimi anni il lavoro di Wangari si è focalizzato sulla situazione dei diritti umani in Kenya. Per il suo impegno per un Kenya multietnico e democratico, è stata diffamata, perseguita, arrestata e picchiata.