Una marcia per non dimenticarle. Una
mobilitazione globale per riportarle a casa. Era la notte tra il 14 ed
il 15 aprile del 2014 quando miliziani del gruppo estremista islamico
Boko Haram fecero irruzione di notte nel dormitorio di una scuola di
Chibok, nel nordest della Nigeria, e rapirono 276 studentesse.
Quella notte, gli uomini armati le costrinsero a salire su quattro
camion: 57 di loro riuscirono a fuggire ma delle altre 219 ragazze, da
allora, non si sa più nulla e negli ultimi giorni è circolata la
notizia che potrebbero essere state uccise.A un anno dal rapimento
il mondo si mobilita nuovamente e, attraverso i social network, si
prepara a una serie di iniziative lanciate dagli hashtag #GWA (Global
Week of Action), #365DaysOn, #ChibokGirls, #NeverToBeForgotten.
E tra queste, la marcia globale il 14. Rilanciata dall'account
ufficiale Twitter @BBOG_Nigeria (
BringBackOurGirls, 'Ridateci le
nostre ragazzè), dal profilo Facebook 'BringBackOurGirls' e dai
website 'bringbackourgirls.ng' e 'bringbackourgirls.us', la
mobilitazione vede già adesioni da Los Angeles, New York, Boston,
Santiago del Cile, Satellite Beach in Florida, Ginevra, Londra,
Parigi, Louisville nel Kentucky e, al momento, anche in Italia, a
Capalbio.La lotta al gruppo islamista
Boko Haram è stata uno dei
temi centrali della recente campagna elettorale in Nigeria che ha
visto
l'ex generale Muhammadu Buhari conquistare la vittoria nelle presidenziali contro il capo di Stato uscente Goodluck Jonathan che,
in questi 365 giorni, ha più volte affermato l'impegno delle autorità
sul caso delle ragazze sequestrate.
Pochi giorni fa, la nigeriana Amina J. Mohammed, special adviser del
segretario generale delle
Nazioni Unite sull'Agenda Sviluppo Post
2015, parlando con l'Adnkronos delle studentesse rapite, ha detto che
il presidente uscente ha fatto ciò che era nelle sue capacità: "Credo,
desidero pensare e spero che le ragazze siano ancora vive - ha
aggiunto - devono tornare a casa, dobbiamo portarle a casa".
Ma oggi, a un anno dal loro rapimento, 219 studentesse ancora non sono
tornate a casa. Non si sa né cosa sia successo loro, né dove siano.Nei giorni scorsi l'
Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni
Unite, Zeid Ràad Al Hussein, ha detto di aver ricevuto notizie
secondo cui le ragazze potrebbe essere state uccise. Un'ipotesi
tremenda contro la quale, tra paura e speranza, il mondo si mobilita
ancora una volta.