Una carneficina, compiuta in piena
notte da uomini con armi da fuoco, benzina e machete, che ha
lasciato in terra i cadaveri, molti dei quali bruciati, mutilati
o fatti a pezzi, di almeno 100 abitanti di tre villaggi del
centro della Nigeria. È l'ultimo sanguinoso capitolo di un
conflitto strisciante nello Stato a popolazione mista cristiana
e musulmana di Kaduna, che intreccia rancori etnici, dissidi
sulla terra e odio e che dalle elezioni presidenziali del 2011, che diedero la vittoria al cristiano
Goodluck Jonathan, ha prodotto centinaia di morti.I villaggi sono quelli di Angwan Gata, Angwan Sankwai e
Chenshyi, tutti a maggioranza cristiana e tutti nel distretto di
Kaura, nel sud dello Stato. Durante la notte fra venerdì e
sabato una quarantina di uomini armati è arrivata di soppiatto, sparando casa per casa,
colpendo senza pietà con i machete, dando alle fiamme le capanne
con intere famiglie intrappolate all'interno. "Gli assalitori
hanno anche rubato cibo e mangime per gli animali e dato fuoco
ai granai", ha spiegato il capo della polizia dello stato di
Kaduna, Aminu Lawan.Lo scenario che si sono lasciati dietro è
di tre villaggi interamente rasi al suolo con almeno 100
cadaveri, dicono i testimoni, diversi dei quali carbonizzati o
mutilati, disseminati fra le rovine, 50 dei quali solo nel
villaggio di Chenshyi. Alcuni abitanti sono riusciti a fuggire e
a rifugiarsi nella boscaglia e a molte ore di distanza "sono
terrorizzati e non vogliono a tornare a casa", dice Lawan. Si ha
inoltre notizia di circa 2.000 persone scampate alla carneficina
che sono riuscite a trovare rifugio in una scuola del vicino
villaggio di Gwandong.Il capo della polizia non ha fornito un bilancio né ha
attribuito la responsabilità della strage. Ma la popolazione
locale, dedita all'agricoltura e a maggioranza cristiana, accusa
i pastori di etnia Fulani o Haussa, considerati "non indigeni",
musulmani che da sempre contendono la terra e i diritti di
pascolo agli "stanziali" dei villaggi. Una antica rivalità
economica, tribale e religiosa pluridecennale che è esplosa con
particolare recrudescenza, con oltre 400 morti e migliaia di
sfollati, dopo le elezioni presidenziali dell'aprile 2011, vinte
da Jonathan, un cristiano del sud della Nigeria, sconfiggendo
Muhammadu Buhari, un musulmano del nord. Una divisione religiosa
che taglia il Paese in due, nella quale gli Stati contigui di
Kaduna e di Plateau, detti
Middle Belt (fascia centrale), nei
quali le religioni sono quasi equivalenti (con una leggera
prevalenza cristiana), sono una sorta di "cuscinetto".Ma nei due Stati centrali il conflitto etnico-religioso è
forte e, in uno stillicidio di attacchi, pogrom, scontri, ha
prodotto dal 1992 circa 10.000 morti, secondo quanto denuncia
Human Rights Watch (Hrw). Un conflitto parallelo a quello
condotto unilateralmente dai terroristi islamici di Boko Haram
contro la minoranza cristiana e contro lo Stato nel nord a
maggioranza musulmana della Nigeria.