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Abuja. Nigeria, prof in sciopero per le liceali rapite

Anna Maria Brogi giovedì 22 maggio 2014
Scuole chiuse giovedì in Nigeria e insegnanti sul piede di guerra contro il governo, accusato di inerzia sul caso delle oltre 200 studentesse ancora nelle mani degli islamisti di Boko Haram. Manifestazioni si sono tenute a Maiduguri, capitale dello stato nordorientale di Borno, dov'è nato e spadroneggia il movimento dei ribelli, e a Lagos, principale metropoli e porto commerciale.Il presidente del sindacato nazionale degli insegnanti (National Union of Teachers) Michael Alogba Olukoya ha reso noto che sono 173 gli insegnanti uccisi negli ultimi cinque anni dai miliziani di Boko Haram (il cui nome significa "l'educazione occidentale è peccaminosa"). "Tutte le scuole della nazione - ha detto - devono essere chiuse perché questo è il giorno della protesta contro il rapimento delle studentesse di Chibok e la feroce uccisione di 173 insegnanti".
A Lagos circa 350 insegnanti si sono riunite nel Parco Gani Fawehinmi. "Le vite dei bambini sono minacciate, ci sono sequestri ovunque, siamo qui per dire che questo deve finire", dichiara la professoressa Ojo Veronica.A Maiduguri una quarantina di insegnanti hanno marciato fino all'ufficio del governatore Kashim Shettima, scandendo "Bring back our girls", lo slogan e hashtag Twitter (#bringbackourgirls) della campagna mondiale per salvare le ragazze rapite da Boko Haram il 14 aprile scorso da una scuola di Chobok, nello stato di Borno. Una cinquantina di loro sono riuscite a fuggire, ma almeno 200 restano nelle mani dei terroristi (ad esse se ne sono aggiunte 11 prelevate da due villaggi). In un video messaggio il capo dei terroristi aveva dichiarato che le ragazzine sarebbero state vendute come schiave o date in moglie ai miliziani. Un successivo video mostrava un centinaio di loro "convertite" all'islam integralista.

Dall'inizio dell'offensiva, nel 2009, i ribelli di Boko Haram hanno ucciso circa 5.000 persone, soprattutto negli stati nord-orientali del Paese. Sul caso delle ragazzine rapite, che ha suscitato l'indignazione della comunità internazionale e la mobilitazione di premier e capi di Stato, stanno lavorando l'esercito nigeriano ed esperti arrivati da Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Israele. Si cerca anche nella boscaglia, con velivoli con e senza pilota. Ma per ora nessuna traccia.