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LO SCONTRO. In Nigeria 13 massacrati in un villaggio

Matteo Fraschini Koffi mercoledì 12 gennaio 2011
Aumentano la paura e la tensione a Jos, capitale dello Stato nigeriano di Plateau, ormai diventata una città fantasma. I negozi sono chiusi, le strade vuote, e le banche, come le scuole e i mercati, hanno smesso di operare. Una serie di violenti massacri ha insanguinato questa zona nelle ultime settimane, da anni martoriata dai conflitti tra musulmani e cristiani. Scontri che dilatano a dismisura le lista dei morti e seminano il terrore nella regione al centro della Nigeria. Proprio ieri sono state uccise tredici persone in un villaggio abitato prevalentemente da cristiani. «Mi hanno informato che tredici persone sono state uccise in un attacco all’alba», ha detto un responsabile della polizia dello Stato di Plateau. E ha aggiunto: «Abbiamo quindi mandato alcuni poliziotti incaricati di verificare l’informazione». L’attacco da parte di bande armate è avvenuto nel villaggio di Kuru Wareng, vicino a Jos. «Gli assalitori sono andati casa per casa – ha raccontato alla stampa Simon Mwadkon, ufficiale del governo locale –. La situazione è molto tesa, ma per fortuna le forze di sicurezza sono arrivate sul posto». Quest’ultimo caso di violenze è probabilmente la risposta ai morti di venerdì scorso, uccisi in un brutale attacco. Un pulmino – che trasportava un gruppo di musulmani di ritorno da un matrimonio – è stato fermato da una banda di giovani – che, secondo alcune testimonianze – sarebbero stati cristiani. I corpi degli otto passeggeri sono stati trovati senza vita il giorno dopo per le strade di Jos.La capitale di Plateau si trova nella volatile area che separa il Sud, a predominanza cristiano, dal Nord, popolato soprattutto da musulmani. Le dimostrazioni avvenute negli ultimi giorni per le strade di vari quartieri, hanno costretto le forze di sicurezza ad adoperare misure strettissime per controllare al meglio la situazione. Durante il fine settimana, sono stati circa 19 i morti nella regione. È un periodo particolarmente difficile per la Nigeria, già nel mezzo delle elezioni primarie in alcuni Stati, e sempre più vicina al voto presidenziale di aprile. Oltre allo Stato di Plateau, l’unico in cui risiede circa lo stesso numero di cristiani e musulmani, anche lo Stato di Bauchi, a maggioranza musulmano, è stato segnato da violenze interreligiose negli ultimi anni. Sono più di 15mila i morti per via di tali scontri da quando, nel 1999, in Nigeria la dittatura militare è stata sostituita da un governo civile. Le autorità si sono accordate per eleggere a turno, per ogni mandato, un presidente musulmano e un vice-presidente cristiano, e viceversa. «Le persone di Jos sono divise tra le etnie Hausa e Fulani, a predominanza musulmana, che sostengono l’opposizione, e i Berom, cristiani a favore del Partito democratico del popolo (Pdp) al potere – confermano gli analisti – . Data la continua crisi interreligiosa, si prevedono ancora forti tensioni nel Paese più popolato dell’Africa». Con la morte del presidente del nord Umaru Yar’Adua, avvenuta l’anno scorso, il Paese si è trasformato in una pentola a pressione, pronta ad esplodere. L’ex vice-presidente Goodluck Jonathan, ora a capo del Paese, proviene dal Sud cristiano, e la sua candidatura per le prossime elezioni ha già destato diverse proteste da parte dei musulmani del Nord. Verso la fine dell’anno scorso, i leader religiosi di entrambe le fazioni hanno accusato i politici di fomentare violenza a seconda delle etnia e della religione a cui appartengono, provocando la morte di centinaia di civili.