Nigeria. Liberato il sacerdote rapito: «Ho avuto paura di morire»
È stato liberato nella notte tra martedì 17 e mercoledì 18 ottobre, ed è in buone condizioni di salute, don Maurizio Pallù, il sacerdote italiano itinerante del Cammino neocatecumenale, rapito venerdì scorso nel sud della Nigeria.
"Sto bene, sono contentissimo. Stiamo tornando ad Abuja". Queste le prime parole del prete italiano che ha rilasciato un'intervista alla Radio Vaticana. "Il 12 ottobre - racconta - siamo stati prelevati sulla strada, sono venuti fuori sparando e poi ci hanno portato nella foresta. Eravamo tre, era un banda di rapitori, abbiamo camminato abbastanza verso un luogo solitario e poi siamo stati lì, loro avevano poco da mangiare, ci davano quello che avevano, siamo andati avanti, abbiamo bevuto l'acqua del torrente, un'acqua marroncina… comunque siamo in vita. In tre siamo stati presi come ostaggi, un fratello nigeriano, una studentessa nigeriana, e io. Ci hanno rilasciati intorno alle 10 di sera".
«Ho avuto paura di morire», ha aggiunto. I rapitori "erano musulmani ma non era un rapimento religioso, non c'era odio".
Pallù ha anche spiegato che è la seconda volta che subisce un rapimento in un anno "questa è stata più difficile della prima volta": "i due rapimenti sono avvenuti tutti e due nella festa della Madonna di Fatima, il 13 ottobre. L’anno scorso siamo stati rapiti il 13 ottobre e attraverso un miracolo della Madonna siamo stati rilasciati dopo un’ora e mezza. Quest’anno siamo stati rapiti il 12 ottobre, la vigilia della festa del miracolo del sole a Fatima. Infatti stavo andando a Benin City dove i vescovi della Nigeria hanno celebrato la riconsacrazione della Nigeria alla Vergine Maria e volevo essere presente lì il 13 ottobre per questa grande Eucaristia e invece il 13 ottobre l’ho passato nella foresta e ho ricevuto un segno dell’attenzione materna di Maria e poi la domenica ho ricevuto la conferma che la Madonna e tutti i santi ci avrebbero tirato fuori da questa situazione".
La notizia del rilascio di don Maurizio Pallù arriva nel giorno del suo 63° compleanno: già domenica scorsa don Maurizio aveva rassicurato i suoi cari, telefonando e dicendo loro che stava bene. E aveva annunciato anche la sua imminente liberazione da lì a pochi giorni. Era stata Laura, la mamma 92enne del religioso, a riferirlo durante una veglia di preghiera nella parrocchia di Santa Lucia La Sala a nord di Firenze.
Il sequestro è stato opera di un gruppo di criminali locali che aveva derubato e preso in ostaggio il sacerdote mentre si stava dirigendo in macchina assieme ad altre persone da Calabar a Benin City per un incontro di catechesi. Tra i sequestrati non c’era solo il sacerdote come reso noto in un primo momento ma anche altre persone nigeriane.
Subito dopo il rapimento per la sua liberazione aveva pregato Papa Francesco.
«Don Maurizio libero! Benediciamo il Signore. Grazie per le preghiere». Con queste parole, pubblicate sul proprio profilo Facebook, la parrocchia di San Bartolomeo in Tuto a Scandicci (Firenze) ha accolto la notizia della liberazione di don Maurizio Pallù, il sacerdote fiorentino che era stato rapito in Nigeria. Don Pallù aveva iniziato il suo percorso nel Cammino neocatecumenale proprio nella parrocchia di Scandicci, dove torna spesso per incontrare i parrocchiani.
Anche la diocesi di Roma ha espresso la sua gioia per la liberazione. «Rendiamo grazie alla Provvidenza divina che ha reso possibile la conclusione di una vicenda che destava molta preoccupazione».
Chi è don Maurizio Pallù?
Don Maurizio Pallù, legato al Cammino neocatecumenale, era da tre anni in missione in Nigeria. Don Maurizio compie, oggi 18 ottobre, 63 anni, originario di Firenze, dove aveva iniziato il suo percorso nel Cammino neocatecumenale nella parrocchia di San Bartolomeo in Tuto a Scandicci. È stato missionario laico per 11 anni in diversi Paesi del mondo. Poi nel 1988 è entrato in Seminario, al Redemptoris Mater di Roma. Dopo avere operato come cappellano in due parrocchie romane è stato inviato in Olanda, dove è diventato parroco nella diocesi di Haarlem. Quindi è partito per l'Africa, dove è andato a lavorare nell'arcidiocesi di Abuja, in Nigeria.