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L'INDICE. Nigeria, la tv al servizio del bene

Mirella Poggialini martedì 17 luglio 2012
È l'immagine delle catacombe, quella che si sovrappone, in tv, ai volti disperati dei nigeriani che piangono i loro morti davanti alle chiese. Quella dei martiri senza volto che animarono i luoghi della resistenza eroica alle persecuzioni, agli albori del cristianesimo: e che ora diventa sanguinaria e cieca strage di innocenti che all'altare delle Messe domenicali portano il loro coraggio. I dati statistici, che il documentario Nigeria, le urla del silenzio (1.300.000 ascoltatori) ha proposto domenica dopo il Tg della sera su Canale 5, rivelano che il cristianesimo è la religione più perseguitata, nei secoli: e ora l'Oriente – in India e in Cina, ma ovunque culti diversi abbiano seguaci – fa la guerra ai Cristiani in modi orrendi e lanostra preghiera diventa colpa.In dotta e pur facile conversazione, il ministro Andrea Riccardi e lo studioso Luca De Mata hanno spiegato che in Nigeria si contrappongono non solo religioni, ma anche etnie e culture, con gli abitanti divisi nel territorio fra coltivatori e pastori: e subito viene alla mente una delle prime pagine della Genesi, con la terribile storia-profezia di Caino e Abele. Ma è intollerabile che il mondo non si alzi a protezione dei perseguitati, che nulla si faccia per impedire le stragi. Anche in Europa e nei Paesi occidentali l'immigrazione sta portando turbamenti e contrapposizioni spesso violente, l'islamismo allarga la sua zona di influenza senza che una opportuna integrazione riesca a proporre una convivenza serena. Il documentario di Canale 5, con l'apporto di Andrea Pamparana (nella foto) e di bravi giornalisti, e una toccante intervista al vescovo nigeriano Ignatius Kaigama, apre un panorama per molti sconosciuto ma che sollecita partecipazione e iniziative. La religione come conquista dell'animo e strumento di pace, non come guerra: e bene Donatella Savignani, in un suo servizio dedicato al mondo islamico, intitola augurale «La speranza di una primavera».