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AFRICA. Attentati islamici in Nigeria, decine di vittime nel nordest

sabato 5 novembre 2011
Distruzione e morti ammonticchiati negli obitori: è la scena che si presenta nelle città del nordest della Nigeria, teatro venerdì di una serie di sanguinosi attentati rivendicati da un gruppo islamico che, secondo l'ultimo bilancio, hanno causato almeno 65 morti. Alcune fonti parlano invece di oltre 80 morti. Gli attacchi coordinati hanno preso di mira le sedi della polizia e le chiese nelle città di Damataru e Potiskum, dove si registrano la gran parte delle vittime. Secondo i residenti, sei chiese sono state attaccate (una è rimasta completamente distrutta dalle fiamme), così come una moschea.In uno degli attacchi, un kamikaze a bordo di un'auto imbottita di esplosivo si è fatto esplodere all'interno del quartiere generale della polizia a Damataru, dove la battaglia è proseguita per ore, strada per strada, con gli attentatori che si sono scontrati a colpi di armi automatiche con le forze di sicurezza nigeriane."Le strade sono deserte, ho perso il conto delle vittime. Ho visto almeno 80 cadaveri all'obitorio", ha riferito all'agenzia Reuters un testimone.A Maiduguri invece, subito dopo la preghiera del venerdì, almeno due kamikaze hanno assaltato una caserma militare, mentre tre autobomba esplodevano in diverse parti della città. Il bilancio è di almeno sette feriti.Gli attentati sono stati rivendicati da un portavoce della setta islamica Boko Haram: "Continueremo ad attaccare le sedi del governo federale e delle forze di sicurezza fintanto che loro continueranno a perseguitare i nostri membri e i civili innocenti", ha detto il responsabile.Il gruppo vuole che la sharia sia imposta in tutto il Paese e trova consensi in particolare tra i giovani disoccupati nel nord della Nigeria.La setta avrebbe poi stretto un'alleanza con l'Aqmi, il ramo nordafricano di Al Qaida, grazie alla quale le azioni del gruppo sarebbero cresciute dal punto di vista operativo e logistico.Il 26 agosto scorso, Bako Haram ha rivendicato l'attentato suicida contro la sede dell'Onu nella capitale Abuja, che ha causato 24 morti.Monsignor Oliver Dashe Doeme, vescovo di Maiduguri, sottolinea che alla base delle violenze ci sono "fattori sociali, economici, politici e religiosi". In particolare, "alcune persone potenti, che stanno perdendo la loro importanza, usano la religione per incitare gli animi della gioventù poco istruita per seminare la violenza". Doeme non esclude che vi siano anche influenze straniere.