L’ondata di violenze in Nigeria continua ad aumentare, seminando terrore in gran parte del Paese. Domenica il terrorismo islamico ha preso di mira la sede della Chiesa di Dio a Jos, capitale dello Stato centrale di Plateu, dove le comunità di cristiani e musulmani condividono lo stesso spazio geografico. Almeno tre persone sono morte mentre circa quaranta sono rimaste ferite. «Ho sentito una fortissima esplosione vicino alla chiesa, così mi sono subito buttato a terra» ha affermato Ishayaa Makut, uno dei testimoni. Anche questa volta, come molte altre in passato, è stata un autobomba carica d’esplosivo a colpire la struttura. Secondo fonti ufficiali, un attentatore suicida al volante di una Volkswagen si è scagliato contro il cancello d’entrata della sede religiosa. Un attentato rivendicato subito da Abu Qaqa, portavoce della famigerata setta islamica Boko Haram, il quale ha dichiarato alla stampa via telefono di aver sferrato questo ennesimo attacco per «fare giustizia rispetto ai musulmani uccisi negli ultimi anni a Jos dalle comunità di cristiani». La risposta da parte di sparuti gruppi di cristiani non si è fatta attendere. Dopo l’esplosione, alcuni giovani hanno formato barricate in diversi quartieri della città. Tre musulmani sono stati uccisi, due di questi erano su una moto quando sono stati fermati e brutalmente assassinati.«Una folla ha anche iniziato a incendiare e distruggere negozi e proprietà appartenenti alla comunità islamica», ha confermato la stampa locale. «Purtroppo siamo stati troppo ottimisti – ha commentato all’agenzia
Fides monsignor Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Jos, in visita nella capitale nigeriana Abuja –. Dopo un periodo di pace e di calma, le bombe sono tornate ad esplodere anche a Jos. Non sono sul posto per verificare quello che è veramente accaduto ma senza dubbio i giovani sono arrabbiati e sono tentati di reagire alla violenza con altra violenza». L’arcivescovo Kaigama ha precisato, però, che il comportamento di questi giovani è contrario a quanto la Chiesa abbia sempre insegnato e predicato. «Occorre permettere alla legge di fare il suo corso per bloccare e punire chi commette questi crimini», ha concluso il religioso. Secondo monsignor Ignatius, inoltre, il numero delle vittime – di entrambe le fedi – potrebbe essere maggiore. Il presidente nigeriano, il cristiano Goodluck Jonathan, dopo aver condannato l’attentato dei militanti estremisti, ha lanciato un appello pregando i residenti di Plateu di «rimanere calmi e rispettare la legge». Le misure di sicurezza – si legge nella nota del presidente – sono state raddoppiate per vincere questa guerra contro il terrorismo. Nell’arco di poco tempo, però, un’altra bomba è scoppiata vicino a una chiesa nella cittadina di Suleja, situata alla periferia di Abuja. Sebbene non ci siano state vittime, almeno cinque persone sono rimaste gravemente ferite. Quest’ultimo attentato dimostra come gli adepti di Boko Haram possano continuare a colpire anche al Sud, un’area della Nigeria a maggioranza cristiana. La violenza estremista, però, è esplosa anche nel Nord, nello Stato di Adamawa, dove i miliziani hanno ucciso tre agenti in un attacco a una stazione di polizia. Il governo sembra incapace di gestire l’instabilità che sta velocemente aumentando sul territorio. Nonostante le autorità abbiano promesso di migliorare il livello di sicurezza, Jonathan stesso ha ammesso che non sarà semplice: «Boko Haram trova militanti anche all’interno della mia amministrazione». Da quando una serie di bombe ha colpito diverse chiese a Natale dell’anno scorso, gli attentati di Boko Haram sono diventati sempre più sofisticati e frequenti. La setta islamica vorrebbe instaurare la sharia (legge coranica) in tutto il Nord, la parte più povera e arretrata del Paese. Nelle ultime settimane, i leader cristiani hanno risposto alle violenze soprattutto attraverso appelli per il dialogo con le controparti islamiche. Ma si teme che tutto ciò potrebbe presto cambiare.