Germania. In Brandeburgo cresce l'ultradestra ma vince la Spd e salva Scholz
Il premier dello Stato di Brandeburgo e candidato principale della Spd, Dietmar Woidke, e sua moglie Susanne, dopo la pubblicazione degli exit poll
La Spd ha vinto le elezioni nel Brandeburgo. Secondo i risultati quasi definitivi, ha ottenuto il 30,9%, ma la destra ultranazionalista Afd con il 29,2% si conferma una realtà politica soprattutto nei länder orientali e che continua ad avanzare in tutta la Germania. Si sta facendo largo, oltre ogni ottimistica previsione, nel panorama politico tedesco l’Alleanza Sahra Wagenknecht, Bsw, la nuova sinistra populista, che nel Brandeburgo ha ottenuto il 13,5%, confermando gli ampi consensi ottenuti in Sassonia e Turingia. Il leader dei socialdemocratici brandeburghesi, Dietmar Woidke dovrà scendere a patti proprio con la nuova sinistra se vorrà garantire un minimo di stabilità politica al suo land, governato dalla Spd initerrottamente dal 1990. Difficile pensare ad un accordo con la Cdu, che tra l’altro nel Btandeburgo ha conseguito il minimo storico, 12,1%.
Inoltre, tre partiti che hanno fatto la storia politica del Brandeburgo e della Germania sono fuori dal parlamento regionale di Potzdam. Oltre alla vecchia sinistra, Die Linke, affossata dal Bsw, è toccata la stessa sorte ai Verdi e ai liberali della Fdp. Questi ultimi sono fuori anche dai parlamenti della Sassonia e della Turingia.
I liberali rischiano di scomparire, per questo Christan Lindner potrebbe staccare la spina al governo federale. Questa un’analisi diffusa di media e politologi tedeschi a poche ore dal voto bradeburghese.
Il leader della Fdp Lindner, ministro delle Finanze dell’esecutivo di Berlino da mesi sta cercando di far quadrare i conti del governo che entro novembre dovrà presentare il bilancio definitivo per il 2025 da sottoporre al vaglio del Bundestag. Finora il governo Scholz è stato costretto a rivedere gran parte del suo programma, soprattutto a causa della guerra in Ucraina che ha determinato una crisi economica e finanziaria di cui ancora non si conoscono le reali conseguenze.
Tutto il piano di rilancio delle imprese e di riduzioni delle tasse, anche per cittadini e famiglie, ideato da Lindner, al momento sembra inapplicabile. La Fdp sembra quindi il partito che sta pagando maggiormente la crisi economica e anche politica che sta vivendo la Repubblica federale tedesca: «È una questione di poche settimane. Non aspetteremo fino a Natale – ha sottolineato Wolfgang Kubucki, figura storica della Fdp – o la coalizione di governo dimostra di essere in grado di trarre le necessarie conclusioni da queste elezioni o cessa di esistere».
Finora un politico della coalizione di governo, tra l’altro di grande esperienza come Kubicki, 72 anni, vicepresidente del Bundestag, non aveva mai parlato in termini così espliciti sulla possibile fine dell’esecutivo.
L’ultima crisi di un governo tedesco risale al maggio 2005, quando l’ultimo cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder, dopo la sconfitta elettorale, da parte dei cristiano-democratici nel land del Nord Reno Vestfalia, fu costretto ad aprire la crisi e ad andare ad elezioni anticipate. Dopo iniziò l’era Merkel, ora un altro cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz, si trova in una situazione di grande difficoltà, inoltre rispetto a Schröder non gode dell’incondizionata fiducia del suo partito.
Nonostante la vittoria nel Brandeburgo, che media ed esperti attribuiscono soprattutto al leader locale Woidke, le acque nella Spd restano piuttosto agitate. Scholz continua a confermare la volontà di ricandidarsi come cancelliere alle elezioni federali del prossimo anno. Ma a poche ore dall’ultimo voto regionale, molti deputati della Spd ritengono al momento prematura una decisione sulla scelta del candidato cancelliere. La base del partito sembra gradire sempre di più l’attuale ministro delle Difesa, Boris Pistorius. Le prossime settimane per Olaf Scholz e il suo governo saranno decisive.