Droga. L'Europa in allarme, i narcos alzano il tiro
La polizia scientifica sulla scena dell'attacco di Incarville
Più di duecento gendarmi, teste di cuoio incluse, stanno dando la caccia a Mohammed Amra, detto “la mouche (la mosca)” , e al commando che per liberarlo ha ucciso a sangue freddo due agenti penitenziari e ferito gravemente altri due. L’agguato di Incarville, in Normandia, ha choccato la Francia, che ora si interroga su un attacco diretto allo Stato da parte dei narcotrafficanti nordafricani. Un’operazione in stile militare, condotta con armi pesanti, con modalità che ricordano gli scenari sudamericani. Le forze dell’ordine prese di mira deliberatamente, da eliminare senza remore pur di raggiungere l’obiettivo. Un indubbio salto di qualità criminale, che spaventa Parigi e non solo.
Le avvisaglie in verità c’erano già state. Il 2023 è stato l’anno nero per Marsiglia: 43 morti per la guerra fra i due gruppi che si contendono il mercato della droga: Dz Mafia e Yoda (come il personaggio di Star Wars). Per dare un giro di vite, il 24 marzo la polizia ha lanciato un blitz massiccio nei casermoni di periferia, da decenni fortini dello spaccio. Nel mirino soprattutto il quartiere della Castellane: 98 gli arresti alla fine. Il presidente Macron si era recato sul posto per dare il massimo sostegno all’operazione battezzata “Piazza pulita”. Ma i narcos maghrebini non si sono impressionati più di tanto. Il giorno dopo, lo spaccio è ripreso come prima. E i pusher hanno lasciato biglietti sui portoni, indirizzati a “tutti quelli che informano la polizia: lo verremo a sapere e verremo a prendervi”. Ma la vera sfida è partita dal carcere. Dalla sua cella, usando un telefonino, un boss marsigliese ha chiamato in diretta la radio pubblica France Info sfidando apertamente il presidente: “Con gli altri detenuti ci siamo fatti una bella risata. Il traffico si gestisce da qui, in prigione, non avete idea della quantità di soldi in ballo. Con i poliziotti schierati ci sarà solo più sangue, perché nessuno rinuncerà alla sua ricchezza”. Sembrava una spacconeria, fino all’attacco di Incarville. Qualche giudice aveva evocato una “deriva messicana”, e i fatti gli hanno dato ragione.
Anche perché i narcos stanno alzando il tiro in mezza Europa, soprattutto dove devono controllare i porti e altri punti di approdo delle rotte della cocaina: Spagna e Olanda. A febbraio due agenti della Guardia Civil sono rimasti uccisi e due feriti a bordo della loro motovedetta mentre pattugliavano il porto di Barbate, vicino a Cadice. A speronarli e travolgerli un motoscafo veloce usato dai trafficanti, che ormai dominano la zona. Non era la prima volta: i criminali dispongono di mezzi potenti, superiori a quelli delle forze dell’ordine. La Spagna è in allarme anche per un altro motivo: il Pcc (Primeiro domando da capital), la gang più pericolosa del Brasile, ha allungato i suoi tentacoli in terra iberica per controllare meglio l’arrivo della cocaina.
Una vera escalation si è registrata in Olanda, che molti osservatori ormai iniziano a considerare un “narco-stato”. Troppo blande e permissive le politiche adottate negli ultimi anni. Le organizzazioni mafiose ne hanno approfittato: il porto di Rotterdam è uno dei principali punti di accesso della droga sudamericana, ndrangheta e mafia albanese la fanno da padrone. Ma a spaventare sono i loro alleati locali, i marocchini della Mocro maffia, che dopo l’arresto del suo leader Ridouan Taghi inaugurarono una striscia di omicidi culminata con l’uccisione del giornalista investigativo Peter De Vries nel 2021. Un delitto che ha finalmente fatto comprendere all’opinione pubblica olandese di avere una grave minaccia sopra la testa. Ma la Mocro maffia non si fa intimidire, anche perché può contare sulla sua capacità di corruzione. Nel 2022 ci fu un episodio assai inquietante: un sergente delle forze speciali fu arrestato con l'accusa di aver fornito armi e spiegato tattiche di intervento agli uomini dell'organizzazione. La situazione è talmente critica che a gennaio il processo per l’assassinio del giornalista si è svolto in un tribunale blindato e circondato da agenti con mitra e passamontagna, mentre i nomi dei giudici in calce alle sentenze vengono oscurati per motivi di sicurezza. Tre anni fa scattò la massima allerta attorno al premier Mark Rutte, dopo che vicino a casa sua i servizi segreti avevano avvistato alcuni “spotter” della gang, incaricati di raccogliere informazioni in vista di un probabile attentato.
L’Europa non è il Sudamerica, ovviamente, ma inizia pericolosamente ad assomigliargli. Basta vedere il video mostrato martedì dai carabinieri di Torino, in cui si vede un piccolo sottomarino telecomandato nelle acque del lago di Avigliana. Una banda internazionale capeggiata da due albanesi lo stava collaudando per trasportare droga. Una tecnica che i narcos messicani utilizzano già da anni, per trasferire coca in Europa con veri e propri sommergibili. Traffici che generano fiumi di denaro e, inevitabilmente, lasciano scie di sangue.