Asia. Chiesa bombardata in Myanmar, uccisi quattro giovani rifugiati
La chiesa colpita e danneggiata in Myanmar
In Myanmar la tensione non accenna a diminuire, anzi. Nella scorsa notte 4 persone sono state uccise dai colpi di mortaio sparati dall’esercito sulla chiesa del villaggio di Kayan Thayar, a poca distanza da Loikaw, una città di 50mila abitanti, capitale dello Stato Kayah, nella zona Nordorientale del Paese, a circa 500 chilometri da Yangon.
Nella chiesa, intitolata al Sacro Cuore, si erano rifugiati molti civili (fra cui bambini, anziani e donne incinte), pensando di trovare un posto sicuro mentre attorno si verificavano duri scontri, per tutta la notte, tra i militari e i gruppi armati locali del Karenni People’ Defense Force. Ma così non è stato. In un video inviato da un prete della zona, si vede il tetto della chiesa seriamente colpito in più punti: sul pavimento un tappeto di vetri, calcinacci e brandelli di vestiti. Anche la vicina cattedrale di Pekong, inaugurata da poco, è stata danneggiata dai bombardamenti.
La chiesa colpita e danneggiata in Myanmar - Fonte locale
Otto le persone ferite, alcune delle quali in modo grave. Per paura di altri attacchi, molte si sono rifugiate nei dintorni e sulle montagne. Questo sta accadendo in quasi tutti i villaggi dello Stato Kayah: la gente è costretta a fuggire dalle proprie case. Circa 300 persone hanno trovato accoglienza nella casa delle Ancelle Missionarie del Santissimo Sacramento, una congregazione in Myanmar da soli tre anni, che ha base proprio a Loikaw. Anche altre congregazioni hanno aperto le porte delle loro case alle persone in fuga, appena iniziate le sparatorie.
Loikaw e Pekhon sono ora sotto la legge marziale e i cittadini delle due zone bloccati in casa dal coprifuoco. A destare particolare preoccupazione nel popolo è il fatto che in queste operazioni siano adoperati soldati non originari della zona e, soprattutto, criminali generici che si trovavano in prigione prima del colpo di Stato, poi liberati per essere impiegati come manovalanza in operazioni di questo genere.
La chiesa colpita e danneggiata in Myanmar - Fonte locale
Immediate le reazioni di sdegno. I gesuiti birmani scrivono: «Condanniamo tali crimini atroci con la massima fermezza e chiediamo che l’esercito birmano sia ritenuto responsabile dei suoi crimini. I militari devono fermare immediatamente i loro attacchi contro i civili innocenti e le chiese».
L’attacco alle due chiese è accaduto a una decina di giorni di distanza dall’arresto di don Columban Lar Di, un prete della diocesi di Bhamo, nello Stato Kachin; il prete era poi stato rilasciato dopo pochi giorni. Un fatto comunque preoccupante, a conferma dell’inasprimento progressivo della situazione, in particolare per i fedeli cattolici, mai come stavolta direttamente coinvolti nelle proteste popolari in corso un po’ in tutto il Paese. Una curiosità: lo scorso 8 marzo la città di Loikaw era stata teatro di una scena simile a quelle verificatesi a Myitkyina, capitale dello Stato Kachin. Padre Celso Ba Shwe, amministratore diocesano, aveva coraggiosamente fronteggiato, insieme a un pastore protestante, i poliziotti schierati in assetto antisommossa, proprio come suor Ann Rose Nu Tawng. E i militari – esplosi alcuni colpi di avvertimento – se n’erano andati senza fare vittime.
La chiesa colpita e danneggiata in Myanmar - Fonte locale
Come nello Stato Kachin, anche in quello Kayah gli abitanti appartengono per lo più a minoranze etniche. Pure in questo caso, siamo in presenza di una delle zone con la più alta presenza di cristiani: circa 100mila, quasi un terzo del totale. Loikaw è stata una delle prime missioni del Pime i cui missionari, a partire dal 1867, hanno evangelizzato quella che allora si chiamava Birmania Orientale.
La chiesa colpita e danneggiata in Myanmar - Fonte locale