Una
mozione parlamentare sulla libertà religiosa in Pakistan e ovunque sia messo a
rischio l'inalienabile diritto alla fede. È questo il senso dell'iniziativa
dell'
Associazione Pakistani Cristiani in Italia che oggi, nella sala stampa della
Camera, ha voluto ribadire ancora una volta la necessità di un intervento
concreto in difesa delle minoranze religiose nel Paese. Un'occasione
per ricordare l'ultimo, macabro, capitolo del dramma vissuto quotidianamente
dai cristiani del Punjab: la vicenda di
Shama e Shahzad Masih, i due coniugi
gettati vivi nella fornace della fabbrica di mattoni dove lavoravano il 4
novembre scorso. Un'aberrazione dietro la quale c'è ancora una volta la
legge
sulla blasfemia, l'articolo 295 del Codice penale pachistano, troppo spesso
usato per risolvere rivalità economiche o questioni che nulla hanno a che
vedere con la religione: “Questa legge - spiega il senatore di Scelta civica
Mario Mauro -
avvantaggia gli accusatori che diventano proprietari dei beni lasciati dai
cristiani incriminati. Farli fuori, non solo in Pakistan ma anche in Iraq e in
Siria, sta diventando una strategia politica precisa”. Nonostante questo,
vicende come quella di Asia Bibi o di Shama e Shahzad, “evidenziano ancora una
volta la grandezza non tanto della persecuzione, ma della vocazione di chi non
rinuncia ad essere testimone della sua fede”.Un dramma
che non sembra trovare la giusta risonanza sui media nazionali, come fa notare
l'onorevole
Paola Binetti, convinta che “la vita e ogni altro valore irrinunciabile
si difenda a partire proprio dalla libertà di culto”. Sono più
di 100mila i cristiani uccisi ogni anno: “Un numero - ricorda il direttore di
Avvenire
Marco Tarquinio, che rischia di far perdere i volti di queste persone
che invece scelgono di non rinnegare la propria fede. Un coraggio che
giornalisticamente andrebbe raccontato con maggior forza e continuità”.