Settantadue ore. Era il tempo stimato per riuscire a sbloccare il fermo dei circa 650 attivisti finiti in cella dopo il sanguinoso assalto alla flottiglia che portava aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. E invece ieri notte l’annuncio a sorpresa: «È stato deciso che i detenuti saranno espulsi immediatamente». La nota di Nir Hefez, portavoce del premier Benjamin Netanyahu, comprende anche i sei italiani: il tenore Giuseppe "Joe" Fallisi, la giornalista Angela Lano, Marcello Faracci, Manolo Luppichini, Manuel Zani e Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin. I nostri connazionali erano rinchiusi in un carcere nel deserto del Neghev, insieme a tutti gli altri prigionieri di 37 nazionalità: in maggioranza turchi (380), ma anche provenienti da Australia, Indonesia, Irlanda, Algeria, Usa, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Giordania, Marocco, Pakistan, Francia, Svezia e Yemen. Secondo il console a Tel Aviv, Gloria Bellelli, i sei «stanno tutti bene».La scelta è avvenuta in seguito alle pressioni della Nato che, all’indomani di quello che lo scrittore israeliano Amos Oz ha definito un vero e proprio «disastro morale», aveva chiesto a Israele di liberare immediatamente i civili e le navi. La richiesta del segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Anders Fogh Rasmussen, era arrivata al termine di una riunione straordinaria tenutasi ieri pomeriggio per discutere su quanto accaduto lunedì al largo delle coste di Gaza, con il blitz israeliano che ha portato alla morte di nove civili, quattro dei quali turchi. Rasmussen ha condannato «gli atti che hanno portato a questa tragedia» e aggiunto la «voce ai richiami dell’Onu e dell’Unione europea per un’indagine immediata, imparziale, credibile e trasparente sull’incidente». Rasmussen aveva avanzato quindi la richiesta urgente di «liberare immediatamente i detenuti civili e le navi sequestrate da Israele».La maggior parte degli attivisti, tra cui gli italiani, avevano rifiutato di essere espulsi con un provvedimento di polizia e erano stati quindi arrestati. In 48 avevano accettato l’espulsione, mentre 45 – in maggioranza turchi, reduci della Mavi Marmara, l’unica nave coinvolta nel bagno di sangue – i feriti ricoverati in varie strutture ospedaliere.A quanto si è appreso, peraltro, un’altra nave della flottiglia di pacifisti è in arrivo verso la costa di Gaza. A confermalo Avi Pazner, già portavoce del governo israeliano, che ha sottolineato che l’imbarcazione «sarà fermata, spero senza vittime e spargimenti di sangue». La nave è salpata dall’Irlanda: si tratta della Rachel Corrie, intitolata alla memoria di una giovane pacifista americana uccisa dai militari israeliani anni fa, durante una manifestazione di protesta in territorio palestinese. Organizzata da un’associazione umanitaria irlandese, la nave trasporta aiuti e merci destinate alla popolazione di Gaza: non è chiaro quando potrà cercare di avvicinarsi alla Striscia ed eventualmente sfidare il blocco israeliano, che resta in vigore.Intanto un ufficiale israeliano che ha preso parte alla sanguinosa operazione di lunedì ha sostenuto che i commando della Marina non hanno avuto altra scelta se non quella di difendere se stessi dagli attacchi degli attivisti violenti. «Ognuno (degli attivisti, ndr) che si avvicinava a noi voleva ammazzarci», ha sostenuto il Capitano R. Secondo il militare, almeno il 75 per cento dei pacifisti ha preso parte a quello che la Marina ha descritto come un «linciaggio».Ieri, frattanto, cinque palestinesi sono rimasti uccisi dal fuoco israeliano. Un raid compiuto da un aereo senza pilota nella zona di Beit Lahya, nel nord della Striscia di Gaza, ha causato la morte di tre persone. Secondo fonti israeliane le vittime erano esponenti dell’ala armata del Fronte Popolare, una delle fazioni radicali attive nell’enclave controllata dagli integralisti di Hamas. L’aereo sarebbe intervenuto dopo il lancio di due razzi Qassam dalla stessa zona, esplosi senza fare vittime a poca distanza dalla cittadina di Ashqelon (sud d’Israele).Poche ore prima altri due miliziani palestinesi erano stati intercettati e uccisi dal fuoco israeliano mentre tentavano d’infiltrarsi dalla Striscia di Gaza all’altezza del kibbutz di Nir Oz, più a sud.