Mosca tende la mano a Obama. La Russia si è detta pronta a fermare l’installazione di missili Iskander nell’enclave di Kaliningrad, sul confine polacco. Un’apertura di credito verso la nuova Amministrazione Usa, si legge in una nota diffusa dall’agenzia Interfax che cita fonti militari russe. Secondo un ufficiale che ha parlato dietro anonimato il progetto di Mosca è stato fermato «alla luce del fatto che la nuova Amministrazione americana non sta correndo verso il dispiegamento dello scudo spaziale». Non vi è conferma se la decisione russa sia effettivamente una svolta della sua politica di sicurezza. E non vi sono nemmeno reazioni ufficiali, ma all’indomani della cordiale telefonata fra il capo del Cremlino Dmitrij Medvedev con Barack Obama, la frenata russa è forse più di una coincidenza. Così forse come l’esortazione a Obama che il premier Vladimir Putin ha lanciato ieri dal palco di Davos, in Svizzera: «Cooperiamo in modo costruttivo». La notizia dello stop all’installazione di batterie di missili Iskander è stata accolta positivamente al quartier generale della Nato. «È un buon passo», ha commentato il portavoce dell’Alleanza James Appathurai. Di «passo positivo» ha invece parlato l’inviato Usa a Bruxelles. Secondo alcuni analisti la minaccia di dispiegare gli Iskander sul confine europeo come gesto di ritorsione per lo Scudo spaziale Usa, è simbolica in quanto Mosca non avrebbe una capacità missilistica sufficiente. Per Yevgeny Volk, analista a Mosca per il think tank Usa Heritage Foundation, «la sospensione dei piani è comunque un gesto di buona volontà verso Obama». Le relazioni fra Bush e Mosca erano state, soprattutto nell’ultimo biennio, burrascose tanto da indurre gli osservatori a parlare di un ritorno della Guerra fredda. Bush voleva impiantare un sistema missilistico in Polonia e Repubblica Ceca per difendere gli alleati (e gli interessi Usa) da eventuali attacchi missilistici da parte di Iran e Nord Corea. Secondo Mosca invece lo Scudo spaziale minacciava la sicurezza e gli interessi russi. Obama non ha annunciato sinora alcun cambiamento di piani, ma una fonte del Pentagono ha detto che il progetto sarà rivisto. I capitoli aperti nei rapporti con Mosca sono molti. Fra questi il controllo degli armamenti. Quest’anno infatti scadrà lo Start-1, l’accordo per la riduzione delle armi nucleari. L’Amministrazione Bush voleva sostituire lo Start-1 con un’intesa meno formale e che preveda meno verifiche. Per Mosca invece lo Start-1 è una pietra miliare degli accordi sugli armamenti del post Guerra fredda. La Russia vorrebbe che questo accordo fosse sostituito da un altro che possa mantenere però l’equilibrio strategico. Durante l’Amministrazione Bush la diversità di vedute ha praticamente fatto naufragare i negoziati che dovranno essere d’ora in poi gestiti da team di Obama. Il dialogo su questo tema rientra in una cornice più ampia. Obama sa infatti di aver bisogno della collaborazione moscovita per due questioni calde: il nucleare iraniano e l’Afghanistan. I russi hanno chiaramente detto a Washington che garantiranno il via libera alle forze Usa e della Nato in Afghanistan tramite il corridoio asiatico fra i Paesi dell’ex Urss solo se l’America si impegnerà a fermare l’espansione della Nato ai confini russi. Germania e Francia sono scettici sull’opportunità di dare semaforo verde all’ingresso nell’Alleanza di Georgia e Ucraina. Lo stesso Obama potrebbe rallentare la corsa dei due Paesi verso la Nato. Le discussioni sul passaggio delle truppe dell’Alleanza nel corridoio ex sovietico sono attualmente sospese. La Nato solo lunedì ha annunciato l’intenzione di riprendere i contatti con Mosca dopo che le relazioni si erano interrotte a causa della guerra di agosto in Georgia. Ma Obama, il quale ha annunciato che nei prossimi mesi raddoppierà i militari Usa in Afghanistan, sa che la collaborazione con la Russia potrà essere cruciale per i destini del conflitto contro i taleban. La questione iraniana s’intreccia invece a doppio filo con quella dello Scudo. In cambio sia della rinuncia di Mosca a vendere a Teheran i missili S-300 per la contraerea, sia del sostegno alle sanzioni Onu contro l’Iran, Obama potrebbe posticipare (magari addirittura in futuro annul-lare) il dispiegamento dello Scudo in Polonia e Repubblica Ceca. La decisione creerebbe malcontento in molti settori a Washington, ma aprirebbe nuove opportunità di lavoro con Mosca. Il presidente Barack Obama con un gruppo di ospiti alla Casa Bianca (Ap)