Il presidente della Corte costituzionale egiziana,
Adli Mansour, ha giurato come nuovo capo dello Stato ad interim.
L'ex presidente egiziano
Mohammed Morsi è trattenuto dai militari nella sede del ministero della Difesa. Arrestati anche il leader del partito dei Fratelli Musulmani, Saad el Katatni, il capo dei parlamentari dello stesso partito, al Bayumi, la guida spirituale della Fratellanza Mohamed Badie e il suo vice Khairat el Shater.Il mandato di Morsi, eletto un anno fa, è terminato di fatto ieri sera, dopo quattro giorni di manifestazioni oceaniche, una sessantina di morti negli scontri tra opposte fazioni (14 ieri notte in varie città) e un comunicato letto alla televisione di Stato dal ministro della Difesa e capo delle Forze armate,
Abdel Fattah al-Sissi. L’annuncio è arrivato al termine di una giornata di attesa trepidante ed è stato accolto in un boato di gioia dalle centinaia di migliaia di manifestanti radunati in piazza Tahrir dal 30 giugno. La Costituzione approvata in fretta lo scorso dicembre è sospesa.Sul tavolo la Road map per traghettare il Paese alle elezioni politiche e presidenziali, che dovranno essere fissate da un governo tecnico. L’esercito resterà fuori dall’intero processo, ma si farà garante della transizione, l’ennesima dalle dimissioni di
Hosni Mubarak, l’11 febbraio del 2011.Accanto ad al-Sissi si sono schierati il patriarca copto
Tawadros II, il gran imam dell’Università di al-Azhar,
Ahmed Al Tayeb, e il leader del Fronte di salvezza nazionale,
Mohammed el-Baradei. Le maggiori cariche religiose del Paese assieme al rappresentante delle opposizioni laiche. Quanto a Morsi, è rinchiuso agli arresti in una caserma della Guardia presidenziale. Da lì ha sollecitato i suoi fedelissimi a far rispettare la legge ed evitare violenze. Su di lui (come su diversi leader dei Fratelli, tra cui Mohammed Badie e il suo vice Khairat el-Shater) pende un divieto di espatrio.La Fratellanza musulmana grida al golpe e agita le sue piazze. I militari iniziano le manovre per presidiare l’intero Paese. Mentre è incontenibile la gioia degli oppositori di Morsi: il popolo di piazza Tahrir. Milioni di persone (questa volta la stima è plausibile) si sono riunite sin dal mattino nella piazza simbolo della rivoluzione, davanti al Palazzo presidenziale di Ittahadiya e in numerose altre zone della Capitale, oltre che nel resto del Paese. Punti nevralgici presidiati da un forte schieramento di carri armati. Fuochi d’artificio, bandiere, clacson e cori hanno avvolto piazza Tahrir e le vie limitrofe, mentre gli elicotteri dell’esercito sorvolavano la folla a bassa quota. Una festa che, tuttavia, non placa il clima di tensione. Nella serata di martedì, Morsi aveva rivolto un discorso televisivo alla nazione usando toni aspri e rigettando l’ultimatum di 48 ore imposto dai militari, per dare una soluzione alla crisi politica: «Io sono il legittimo presidente di questo Paese – aveva detto – se il costo di questa legittimità è la vita, la sacrificherò volentieri».