Ratko Mladic, il boia di Srebrenica, può essere estradato all'Aja ed essere giudicato dal Tribunale Internazionale per la ex Jugoslavia: lo ha deciso un giudice del tribunale di Belgrado, che in mattinata lo aveva fatto sottoporre a esami medici. La famiglia invece sostiene che Mladic, che avrebbe una forma avanzata di cancro e quindi sia troppo malato per essere trasferito dinanzi alla Corte delle Nazione Unite che lo accusa di 15 reati, tra cui crimini di gurerra, genocidio e crimini contro l'umanità.È stato superato dunque il primo scoglio perché il criminale di guerra più ricercato d'Europa venga portato dinanzi alla giustizia. L'avvocato di Mladic ha già preannunciato il ricorso per il quale ha tre giorni di tempo. Poco prima, il figlio Darko, che nella mattinata aveva visitato il padre nella prigione di Belgrado dove è rinchiuso, aveva detto ai giornalisti che la famiglia considera le condizioni fisiche dell'ex generale "preoccupanti", che ne ha sollecitato il trasferimento in un ospedale militare e che ha chiesto alla Russia di inviare un team di medici che garantisca l'imparzialità della valutazione. "È in pessime condizioni. Il braccio è semiparalizzato, e ha perso sensibilità alla parte destra del corpo". Secondo Darko Mladic, il padre è stato sottoposto a un check-up medico con un elettrocardiogramma e scan del cervello: "L'analisi ha mostrato i segni di due cicatrici da emorragia cerebrale: a stento può parlare".
FINITA LA LATITANZAÈ finita ieri alle cinque del mattino la lunga latitanza del più «wanted» tra i ricercati per crimini di guerra dell’ex Jugoslavia, l’ex generale serbo-bosniaco Ratko Mladic, 69 anni, considerato l’autore della strage di 8mila uomini – giovani e vecchi – musulmani dell’enclave di Srebrenica, nel luglio del 1995. Dopo 15 anni di caccia all’uomo Mladic è stato arrestato in una modesta casa a Lazarevo, un paese di tremila anime a una settantina di chilometri a nord di Belgrado, da uomini dei servizi segreti e agenti della Procura speciale di Belgrado per i crimini di guerra, ed è stato portato via in manette. C’è stato un breve giallo iniziale sul fatto se l’uomo arrestato fosse effettivamente proprio il «boia di Srebrenica», poi a togliere ogni dubbio ci ha pensato lo stesso presidente serbo Boris Tadic. «In nome della Repubblica Serba – ha dichiarato – posso annunciare l’arresto di Ratko Mladic. Il processo di estradizione (all’Aja,
ndr) è in corso».Il «boia di Srebrenica» viveva sotto falso nome, ma non aveva resistito a conservare tracce delle generalità originali: si faceva chiamare Milorad Komadic – il maggiore giornale serbo,
Blic, ha notato che senza il «Milo» iniziale, viene fuori RadKomadic. Intervistati dall’agenzia serba
Beta, molti abitanti del luogo hanno affermato di non averlo mai visto in zona, il vicesindaco ha giurato che in paese non viveva nessun Komadic, anche se qualcuno ha ammesso che comunque non l’avrebbe denunciato anche se l’avesse riconosciuto. I media serbi riferiscono tuttavia di una segnalazione anonima di un uomo che sosteneva di aver visto alcuni documenti appartenenti a Mladic addosso a un uomo di nome Komaric che gli somigliava anche fisicamente.L’ex generale, in effetti, non era ricorso a camuffamenti per non farsi riconoscere, a differenza di quanto aveva fatto l’uomo che era stato il suo diretto superiore, l’ex presidente serbo-bosniaco Radovan Karadzic – arrestato già nel luglio 2008 e al momento sotto processo al Tribunale dell’Aja – che si era fatto crescere una lunga barba da santone. Al momento dell’arresto, hanno riferito fonti del Bia, i servizi interni serbi, Mladic «è stato molto cooperativo». I media serbi raccontano di un uomo profondamente invecchiato che avrebbe anche gravi problemi di salute.
Blic riferisce di problemi ai reni e di un braccio immobilizzato a causa di un ictus. Intanto si sono manifestati anche i familiari di Mladic: un loro legale ha affermato che lo avevano creduto morto e «sono felici di sapere che è vivo». Se il governo celebra l’evento come un passo importante verso l’Europa, non tutti festeggiano. Anzitutto lo stesso Karadzic, il quale, ha riferito il suo avvocato, «è dispiaciuto per la perdita di libertà del generale Mladic». E furibonda è anche l’estrema destra ultranazionalista del Partito radicale serbo. L’arresto dell’ex generale, afferma in un comunicato, «è un durissimo colpo ai nostri interessi nazionali e allo Stato». Il partito ha annunciato una grande manifestazione di protesta. «Questo Paese – ha replicato secco Tadic – resterà stabile, chiunque cercherà di destabilizzarlo sarà perseguito e punito».
Giovanni Maria Del Re