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America Latina. Messico, bimbi uccisi per rubarne gli organi

Lucia Capuzzi mercoledì 19 marzo 2014
«Sorpreso? No. Addolorato semmai. Terribilmente ad­dolorato ». È tragico aver ra­gione a volte. Non è una “Cassandra mes­sicana”  padre Alejandro Solalinde Guer­ra, direttore della casa-rifugio per mi­granti “Hermanos en el Camino” di Ixte­pec. «Solo mi rifiuto di chiudere gli occhi di fronte alla realtà». Anche quando fa­rebbe comodo. Perché la realtà in que­stione ha un nome agghiacciante: traffi­co di organi. Il coraggioso sacerdote de­nuncia dal 2007 l’orrendo commercio, portato avanti dai gruppi di narcotraffi­canti – o cartelli come si dice a Sud del Rio Bravo – insieme a quello della droga. Per sette anni le autorità hanno negato. «Che fantasia, padre – dicevano –. È impossi­bile che i narcos possiedano la tecnolo­gia necessaria per fare espianti clande­stini». Almeno fino a ieri. Quando il responsabile della sicurezza del Michoacán, Carlos Hugo Castella­nos, ha dichiarato, per la prima volta in assoluto: «Abbiamo sgominato una ban­da criminale dedita al traffico di organi». Un lungo lavoro di intelligence – ha rac­contato il funzionario pubblico – a­vrebbe portato all’arresto, il 13 marzo, di Manuel Plancarte, nipote del boss dei Cavalieri Templari, Enrique Plancarte. Il giovane avrebbe ammesso le accuse. E cioè l’individuazione sistematica e la cattura di minori sani, per estrarre loro gli organi e rivenderli nel “fiorente” mer­cato nero. In cui un rene vale almeno 19mila euro. In realtà – secondo altre fonti ben informate –, le autorità sareb­bero state costrette a intervenire dopo che i gruppi di civili anti-narcos – le co­siddette “autodefensas”, molto attive nel Michoacán – avrebbero intercettato a Tepacaltepec un camion con una cella frigo piena di bambini, ancora vivi. «È la stessa tecnica dei Los Zetas: sequestra­no i piccoli e li portano dove ci sono me­dici e cliniche compiacenti per l’estra­zione. Si rende conto di che rete di com­plicità hanno messo in piedi?», afferma padre Solalinde abituato alla barriera di reticenze delle istituzioni. Già in aprile nell’aprile 2012, nel villag­gio di Villa Tapijulapa, erano stati scoperti i corpi di quattro piccoli privi di organi. Lo scorso novembre, padre Solalinde a­veva denunciato proprio sulle colonne di Avvenire, il ritrovamento di un nume­ro «scandaloso di cadaveri» di migranti completamente “svuotati” a Mictla, nel Oaxaca». I centroamericani – ogni anno in mezzo milione attraversano irregolar­mente il Messico per raggiungere gli U­sa – non interessano. Per questo è tanto facile per i narcos farli sparire in decine di migliaia all’anno. Molti finiscono nel mercato degli organi. Soprattutto i mi­nori non accompagnati, il cui numero è quadruplicato nel giro di due anni. I traf­ficanti ora hanno perfezionato ed esteso il sistema anche ai locali. «Non si ferme­ranno fin quando lo Stato non interverrà combattendo corruzione e impunità», conclude il sacerdote. L’ammissione di ieri è solo il primo, timido passo.