Davanti alla Porta di Brandeburgo, in un tripudio di luci colorate e di musiche maestose, il Muro ieri sera è crollato una seconda volta. Non il tetro blocco di cemento che separava un tempo le due Germanie ma una barriera variopinta di mille tessere in formato gigante, allineate lungo lo stesso tracciato. Cadono con effetto domino sotto il colpo ben assestato da Lech Walesa, il primo ad abbattere il simbolico Muro che va dal Reichstag a Potsdamer Platz, nel cuore di Berlino. All’estremità opposta della barriera di polistirolo il gesto viene ripetuto dal presidente della Commissione europea, Manuel Barroso. È il momento culminante delle celebrazioni per ricordare la notte magica del 9 novembre di vent’anni fa che innescò cambiamenti a catena nei regimi comunisti. È l’allegoria perfetta di un lungo cammino, da Solidarnosc alla nuova Unione europea. E’ la «Festa della libertà» che la Germania riunificata celebra nel segno della più vasta unità del continente, alla presenza di decine di capi di Stato e di governo provenienti da tutto il mondo. Ci sono i leader di tutti i Paesi della Ue, per l’Italia c’è il presidente del Consiglio Berlusconi. Ci sono l’ex presidente sovietico Gorbaciov ed il presidente russo Medvedev. Non c’è Obama (che ha inviato qui il Segretario di Stato Hillary Clinton) ma il presidente americano si è fatto vivo sui maxischermi con un videomessaggio. Il grande assente è l’artefice della riunificazione Helmut Kohl, molto malato. Niente parate militari, niente sfoggio di potenza. È un’autentica festa di popolo. Sono arrivati in centinaia di migliaia da tutta la Germania e adesso sono qui, incuranti della pioggia battente, per ricordare «l’evento più gioioso della nostra storia», dice Angela Merkel, la “cancelliera” venuta dal- l’Est che ha ricordato: «Quello fu il giorno più felice della mia vita». E non ha voluto dimenticare l’altro 9 novembre,quello del 1938, divenuto tristemente famoso come la notte dei Cristalli (violenti attacchi contro gli ebrei). Parlano i rappresentanti delle vecchie potenze vincitrici della guerra. «Siamo tutti berlinesi» dice Sarkozy in tedesco. «We are one», siamo una cosa sola, è il canto finale che s’eleva sotto un cielo solcato dai fuochi d’artificio, tra gli applausi della folla. Il giorno più lungo di questi vent’anni di Germania riunificata era iniziato con un gesto religioso di ringraziamento. Ieri mattina, nella chiesa del Getsemani dove nelle settimane precedenti la caduta del Muro si riuniva l’opposizione democratica guidata dai pastori evangelici, si è tenuta una solenne preghiera ecumenica. Alla cerimonia, seguita da moltissimi fedeli che hanno riempito le navate dell’antica chiesa gotica, hanno assistito tra gli altri la Merkel e il presidente della Germania federale Kohler. Anche il Papa è vicino alla «sua» Germania in questa storica giornata. La commemorazione della caduta del Muro, ha dichiarato ieri il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, «è vissuta con intensità da Benedetto XVI» che avrà occasione di ricordare «questo evento fondamentale nella storia del suo Paese» ricevendo il prossimo 5 dicembre il presidente della Repubblica federale tedesca. La rievocazione più simbolica e commovente è quella che si è tenuta ieri pomeriggio. La scena è semplice e suggestiva: Angela Merkel attraversa l’ex passaggio di frontiera della Bornholmer Strasse, il primo varco aperto nel Muro, insieme con Walesa, Gorbaciov ed alcuni ex dissidenti della Ddr. Proprio qui, sullo storico ponte di Boesebruecke sormontato da arcate di ferro, la ragazza dell’Est che sarebbe diventata Cancelliere della Germania unita entrò a Berlino Ovest. Oggi ripete il percorso con una passeggiata trionfale, quasi nascosta sotto un tappeto d’ombrelli, tra due ali di folla visibilmente felice ed emozionata che le si stringe attorno con affetto. Qualcuno grida «Wir sind das Volk!», (Noi siamo il popolo!), lo slogan che risuonava sulle piazze della Ddr vent’anni fa e mise in moto una rivoluzione pacifica e vincente, la prima in assoluto di tutta la storia tedesca. «In questo luogo si è realizzato un sogno che non sarebbe stato possibile senza il coraggio del popolo della Ddr» dice Angela Merkel che ringrazia tutti ma soprattutto Walesa e Gorbaciov, ricordando l’impulso decisivo venuto dalla Polonia di Solidarnosc ed il ruolo giocato dalla perestrojka. Ruolo che Walesa non riconosce. E si dice anzi «rattristato» perché oggi «vengono considerati eroi coloro che non lo sono stati», afferma riferendosi a Gorbaciov. «Oggi è un giorno di festa non solo per la Germania ma per tutta l’Europa» ci tiene a sottolineare la Merkel. In ogni caso «il processo di riunificazione della Germania è ancora incompleto e c’è ancora della strada da fare per cancellare le differenze tra l’Est e l’Ovest», è il monito lanciato dalla signora cancelliere in un’intervista alla Ard , la prima rete pubblica della tv tedesca. Nell’ex Ddr «sono sorti molti paesaggi fioriti», riconosce la Merkel citando la famosa frase di Kohl, ma «all’Est la disoccupazione è il doppio di quella dell’Ovest». E quindi, conclude, «è necessario mantenere il contributo di solidarietà del 5 %», prelevato dalla busta paga dei tedeschi occidentali. La Germania è in festa ma non senza qualche sacrificio.