È «molto preoccupata per il figlio Martin », Meriam Ibrahim, la 27enne cristiana condannata a morte per apostasia e adulterio a Khartum. Tramite l’avvocato Mohaned Elnour, la giovane fa filtrare ad
Avvenire tutta l’ansia per la sorte del suo primogenito di 20 mesi, che resta in carcere con lei insieme a Maya, nata in carcere il 27 maggio. «Martin potrà stare con me solo fino al compimento dei due anni di vita – sottolinea Meriam – ciò vuol dire che tra meno di quattro mesi le cose potrebbero cambiare. E in peggio». Il giudice che ha condannato la donna, infatti, ha annullato il matrimonio celebrato tre anni fa tra Meriam e Daniel Wani. Per la sharia le nozze tra un cristiano e una islamica non sono valide e Meriam è considerata musulmana in quanto l’islam era la religione del padre (fuggito quando lei aveva sei anni), anche se lei è stata cresciuta dalla madre come cristiana. «Per questo motivo Martin è considerato figlio illegittimo – spiega ancora Meriam –. Potrebbe essere affidato alla mia famiglia, se avessi qui qualche parente. Ma io ho solo Daniel, e a lui il bambino non verrà mai affidato. Insomma, Martin rischia di essere mandato in una sorta di orfanotrofio». Il Dipartimento di Stato americano ha confermato che Daniel è cittadino Usa, ma non ha ancora confermato la cittadinanza dei figli Martin e Maya. Il riconoscimento farebbe scattare il dovere del governo Usa di intervenire in maniera più pressante sulla vicenda. La difesa di Meriam spera comunque che tutto possa risolversi positivamente prima che Martin compia i due anni. «La Corte d’appello ha iniziato a rivedere il caso la scorsa settimana – fa sapere Elnour – ma non abbiamo ancora indicazioni sui tempi di inizio del nuovo processo ». In ogni caso la difesa spiega che la pena delle 100 frustate alla quale Meriam è stata condannata (in aggiunta alla pena capitale, sospesa per due anni dopo la nascita di Maya) non sarà eseguibile prima della fine dell’intero procedimento giudiziario. «Procedimento che prevede, oltre all’appello, un potenziale ricorso all’Alta corte e poi, eventualmente, al Tribunale del riesame», spiega ancora Elnour. Ieri, intanto, nella prigione femminile di Omdurman in cui è rinchiusa Meriam si è tenuto un pranzo cerimoniale offerto a tutte le detenute dal marito Daniel, accompagnato anche dalla sorella. «Si è voluto festeggiare così la nascita di Maya – osserva Elnour –. Daniel ha portato due pecore e si è celebrato mangiandone la carne, con un evento tipico da queste parti. Si è trattato di un momento di allegria anche per Meriam, a dispetto delle difficili condizioni in cui è costretta da questa situazione».