Mondo

Analisi. Meriam, il regime perde due volte Ora tocca alla diplomazia

Fabio Carminati martedì 24 giugno 2014
Bloccati all’aeroporto: Meriam, il marito e i due bambini. Senza una ragione. Circondata da 40 uomini della sicurezza e trattenuta nel commissariato dello scalo internazionale di Khartum. Volevano andarsene, lasciare alle spalle dieci mesi di cella, una condanna annullata e una situazione diventata insostenibile per loro. Rinunciando anche all’attività di import-export che Meriam aveva impiantato, lasciandola ai fratellastri che l’avevano denunciata proprio per mettere le mani su quella attività florida di commercio con l’Etiopia. Rinunciare a tutto per la libertà. Riconosciuta solo ieri e oggi negata di nuovo.Non ci sono spiegazioni all’atto della sicurezza. Come è stata politica la decisione di scagionarla, altrettanto politica è la motivazione del nuovo arresto. Per evitare forse che possa andarsene negli Stati Uniti. Sconfiggendo un regime che in ogni modo vuole salvare quella facciata di legalità e di rispetto del credo religioso diverso dall’islam di Stato. Ora toccherà alla diplomazia, soprattutto all’ambasciata statunitense, cercare di trovare una via d’uscita. Ma chi ha perso due volte è il regime di Omar el-Bashir. Arrestandola la prima volta, condannandola a morte per apostasia e poi scagionandola dopo la levata di scudi internazionale. E ora di nuovo, arrestando e perdendo per la seconda volta la faccia davanti al mondo.