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Medio Oriente. Il vescovo Shomali: «La pace è più lontana che mai. Ma possibile»

Riccardo Michelucci, Gerusalemme venerdì 28 luglio 2023

William Shomali, vescovo ausiliare del Patriarcato latino di Gerusalemme

«La pace è sempre più lontana e la politica non lascia molte speranze per l’immediato futuro. Ma la storia recente ci insegna che molti eventi che ritenevamo irrealizzabili si sono poi verificati. Come l’intervento del presidente egiziano Sadat alla Knesset nel 1977, o la nascita dell’Unione Europea dopo due guerre mondiali». William Shomali, vescovo ausiliare del Patriarcato latino di Gerusalemme, ha accettato di rispondere alle nostre domande accogliendoci nelle stanze della diocesi della Città Santa.

Perché oggi la pace è più lontana che mai?

Perché ci troviamo di fronte a due narrazioni diverse sul passato, sul presente e il futuro, a due visioni del tutto incompatibili. Gli Stati Uniti hanno provato più volte a promuovere negoziati ma hanno fallito e la promessa di creare uno Stato palestinese non è stata mantenuta. Il governo Netanyahu non vuole neanche sentir parlare di “territori occupati”, ma al massimo di “territori disputati” ed è disposto ad accettare che i palestinesi abbiano una forma di autonomia ma non un vero e proprio Stato, perché tra il Giordano e il Mediterraneo non c’è posto per due Stati. I palestinesi vorrebbero essere almeno integrati nello Stato di Israele e avere il diritto di voto alla Knesset ma neanche questo è possibile perché a quel punto circa la metà della popolazione sarebbe di lingua araba e verrebbe meno, di fatto, uno Stato ebraico. Siamo quindi di fronte a uno stallo apparentemente irrisolvibile.

Eppure lei continua, nonostante tutto, ad avere speranza in un futuro di pace.

C’è un versetto molto bello nei Salmi che dice “Pregate per la pace di Gerusalemme”. Se è il Signore a chiedercelo significa che è possibile. Nella storia recente si sono verificati molti eventi che ritenevamo del tutto irrealizzabili. Chi avrebbe mai immaginato che il presidente egiziano Sadat sarebbe venuto a fare un discorso sulla pace alla Knesset come ha fatto nel 1977? Chi si sarebbe mai immaginato, dopo due guerre mondiali, che l’Europa sarebbe stata in grado di creare un’unione politica? Ciò significa che l’impossibile può diventare possibile, in fondo il Vangelo stesso ci dice che la zizzania può diventare frumento, e che i cattivi possono ravvedersi e diventare buoni.

Come sono al momento i vostri rapporti con i musulmani e con gli ebrei?

Direi molto buoni. Proprio due giorni fa il Patriarca ha condannato pubblicamente quanto accaduto in Svezia, dove hanno dato fuoco al Corano di fronte a una moschea, e ha espresso piena solidarietà ai musulmani. Nella nostra diocesi abbiamo un centinaio di scuole nelle quali ospitiamo da sempre studenti cristiani e musulmani. Una quarantina sono gestite direttamente dal Patriarcato latino, due di queste sono a Gaza e sono in gran parte frequentate da studenti musulmani. Vengono da noi perché sanno che offriamo un insegnamento serio e basato su valori concreti. Un paio di giorni fa sono usciti i risultati della maturità e una studentessa di una delle nostre scuole di Gaza è risultata tra i dieci primi allievi palestinesi dell’ultimo anno. Collaboriamo attivamente anche con la comunità ebraica. Di solito i grandi rabbini ci evitano ma una parte della comunità ebraica desidera dialogare con noi e ci trova disponibili. Tra qualche giorno, per esempio, parteciperò a un loro seminario sul significato della penitenza.

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