Corea del Sud. Pochi medici, il governo spinge. E scoppia la rivolta dei camici bianchi
In Corea del Sud è guerra aperta tra medici e governo
Ormai è una “guerra”. Senza esclusione di colpi. Con le due “parti” che non intendono arretrare. Da una parte c’è il governo di Seul che - costretto a fronteggiare una domanda di salute e di cura sempre più pressante legata all’invecchiamento della popolazione - punta ad aumentare il numero di medici nel Paese. Dall’altra la corporazione dei camici bianchi, che respinge l’allargamento, sostenendo che essa porterebbe a un inevitabile abbassamento della qualità delle prestazioni. E la popolazione? Si schiera con il governo. Secondo un sondaggio condotto da Gallup Korea, il 76% degli intervistati si è detto favorevole al piano del governo, mentre solo il 16% si è detto in disaccordo e il 9% non si è espresso.
La “partita” è delicata. Perché investe dinamiche sensibili della società coreana, colpita – come molte economie mature asiatiche (e non solo) – da una serie di smottamenti, non ultimo la depressione demografica, con la Corea che detiene il record di Paese con il tasso di fertilità più basso al mondo. Il governo, stime alla mano, considera la situazione allarmante. Nei prossimi dieci anni il numero di giorni di ricovero ospedaliero per l'intera popolazione raddoppierà, raggiungendo quota 200,5 milioni, a causa della crescente domanda di controlli e di prestazioni sanitarie determinata dal rapido invecchiamento della popolazione.
Qual è dunque la ricetta del governo? Aumentare il numero del personale sanitario. E rimuovere l’imbuto che governa l’accesso alla professione. Di qui l’annuncio dell’allargamento della quota annuale di iscrizione alle scuole di medicina – di oltre mille candidati nel 2025, portandoli a un totale di 5.058 – per fermare o almeno a rallentare “le disparità regionali nei servizi medici e prepararsi a una società che invecchia”. La quota totale di ammissione alle 40 scuole di medicina coreane è rimasta invariata a 3.058 dal 2006.
Le associazioni dei medici sono insorte. Forti anche del successo ottenuto 4 anni fa, quando un’analoga iniziativa promossa dal vecchio governo, guidato da Moon Jae-in venne, bloccata da una serie di proteste. Gli ultimi a mobilitarsi sono stati i tirocinanti. Secondo la Korea Intern Resident Association (KIRA), associazione che raccoglie stagisti, medici specializzandi e medici in tirocinio nei cinque grandi ospedali di Seul - Seul National University Hospital, Seul Asan Medical Center, Samsung Medical Center, Severance Hospital e l'ospedale St. Mary di Seul – hanno deciso di presentare dimissioni in massa. La protesta minaccia di dilagare. Secondo il ministero, anche più di 150 medici di altri sette ospedali, tra cui il Wonkwang University Hospital, il Gachon University Gil Medical Center e il Korea University Guro Hospital, hanno imitato i loro colleghi di Seul, presentando lettere di dimissioni.
Una diserzione che viene considerata grave perché “stagisti e medici specializzandi svolgono un ruolo chiave nei pronto soccorso e nelle unità di terapia intensiva dei grandi ospedali”.
La reazione del governo è stata immediata. “Mobiliteremo tutte le misure legali e amministrative contro qualsiasi azione che prenda in ostaggio la vita dei pazienti, per proteggere la sicurezza del pubblico”, ha detto il secondo vice ministro della Sanità Park Min-soo. Il ministero della Salute ha, poi, ordinato a 221 ospedali di vietare i congedi di massa.
Un ospedale militare a Daejeon in Corea del Sud - ANSA
UNA PARABOLA COMUNE
Quella della mancanza di medici è un problema che accomuna moli Paesi asiatici, reso più acuto dallo tsunami Covid che ha evidenziato le lacune, le disfunzioni e i ritardi di molti servizi sanitari. In Corea, secondo i dati del ministero della Sanità, nel 2022 risultavano 2,5 medici ogni 1.000 persone. Escludendo i professionisti della medicina tradizionale, questo rapporto è pari a 2, il più basso tra i Paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Senza correttivi tempestivi, il sistema sanitario sudcoreano dovrà fronteggiare un potenziale deficit di oltre 27.000 medici entro il 2035. Ma basta spostarsi di poco per sorprendere le stesse dinamiche. In Giappone il rapporto tra medici ospedalieri e posti letto è particolarmente basso, come evidenzia il confronto con altri Paese. La Gran Bretagna ha 108,1 medici ospedalieri ogni 100 posti letto, gli Stati Uniti ne hanno 93,5, la Germania 51,9, la Francia 51,8 e il Giappone solo 18,5.