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Francia. Mayotte devastata dal ciclone Chido: «Le vittime potrebbero essere migliaia»

Daniele Zappalà, Parigi lunedì 16 dicembre 2024

Intere zone abitate dell'isola sono state rase al suolo dal ciclone Chido

Dalla più povera provincia di Francia e d’Europa, Mayotte, arrivano da sabato sera invocazioni sorde d’aiuto, dopo il devastante ciclone Chido che ha lasciato dietro di sé morte, macerie, desolazione, migliaia di assetati e affamati, accanto a forti rischi di epidemie. «Ci vorranno giorni e giorni» per un bilancio attendibile, ha detto ieri Bruno Retailleau, il ministro francese dell’Interno recatosi sull’isola australe, situata nel Canale del Mozambico e attigua alle Comore. Ma il prefetto François-Xavier Bieuville aveva già esplicitato il timore di un bilancio «vicino a mille o anche diverse migliaia» di morti. Nell’isola, la gente cominciava ieri «a morire di sete e fame», ha denunciato il senatore locale Salama Ramia, nonostante un conteggio provvisorio ufficiale di 20 morti e 250 feriti. Nel tardo pomeriggio, il presidente Emmanuel Macron ha convocato una riunione di crisi e ha detto che si «recherà nell’isola».


Alle porte di Natale, con il neopremier François Bayrou impegnato nella costituzione d’un nuovo governo, la Francia in piena crisi politica deve fare i conti con una delle proprie ombre più fosche: quel dipartimento poverissimo d’oltremare in cui le emergenze si rincorrevano già da anni, tanto da suscitare paragoni con Haiti. Di fronte alle raffiche «eccezionali» di Chido, a tratti superiori ai 225 chilometri orari e d’una violenza senza precedenti da circa un secolo a Mayotte, l’isola ha rivelato la sua eccezionale vulnerabilità, riassunta da cifre sconcertanti: sui circa 320mila abitanti recensiti, di cui almeno 100mila irregolari, il 77% vivono sotto la soglia di povertà, ovvero 5 volte più degli standard transalpini. Oltre un terzo sono disoccupati.


Gli alloggi precari, spesso miserabili baraccopoli di lamiere, riguardano circa il 40% dell’abitato. Un’isola, Mayotte, dove da anni i nodi drammatici irrisolti si sono moltiplicati: la bruciante crisi migratoria legata agli sbarchi in provenienza dalle vicinissime Comore; le violenze di gang composte anche da minori; i rischi costanti di nuove epidemie, come quella di colera riemersa l’estate scorsa, legata anche alla cronica penuria d’acqua potabile. Tante infrastrutture cruciali, ospedaliere e aeroportuali, risultano ora profondamente danneggiate, con l’85% della popolazione senza elettricità e talora isolata. Nel frattempo, le autorità hanno fronteggiato pure episodi di saccheggio.

«I bisogni sono immensi», ha riassunto la Croce Rossa francese, lanciando un appello alla solidarietà, nelle stesse ore in cui anche Ong come Medici senza frontiere hanno annunciato i primi interventi. Da parte sua, Parigi ha instaurato un ponte aereo militare quotidiano di soccorritori e aiuti fra La Réunion e Mayotte, distanti circa 1.500 chilometri. Hanno promesso sostegno pure Ursula von der Leyen e Roberta Metsola, rispettivamente alla guida della Commissione Ue e dell’Europarlamento. Per il prefetto Bieuville, sarà «molto difficile arrivare a un conteggio finale», anche perché la popolazione non regolare, in maggioranza musulmana, potrebbe seppellire i morti entro 24 ore.

Considerazioni che la dicono lunga sul fossato che separa buona parte degli abitanti dalle autorità agli ordini di Parigi. Una diffidenza di fondo che, già nelle prossime ore, potrebbe complicare non poco pure la lotta contro i rischi di nuove epidemie. Fra gli altri territori sferzati drammaticamente da Chido, anche la costa del non lontano Mozambico, con almeno tre morti.