Nigeria. Al via i maxi-processi per 6.000 jihadisti di Boko Haram
Un addestratore britannico tra le truppe nigeriane che lottano contro Boko Haram (Ansa)
Il caso non ha precedenti. Per la prima volta nella storia nigeriana, oltre 6mila detenuti accusati di aver fatto parte del gruppo jihadista di Boko Haram stanno comparendo in processi “top secret”. La maratona giudiziaria è iniziata ieri nella base militare di Kainji, cittadina della Nigeria centrale, e proseguirà anche in altre località. «Si stima che almeno 1.670 prigionieri saranno processati nelle prossime settimane – ha affermato ieri una fonte governativa –. Ma altri 5mila aspettano di essere giudicati in altre prigioni militari dopo anni di detenzione». Dall’inizio delle violenze di Boko Haram nel 2009, si calcola che i morti siano «tra i 20 e i 50mila». Secondo le agenzie umanitarie, invece, gli sfollati sono «più di 2,5 milioni». I miliziani islamici hanno attaccato civili e ufficiali governativi, cri- stiani e musulmani, chiese e moschee. Centinaia di ragazzini e ragazzine sono invece stati sequestrati in varie località nel nord-est del Paese.
A causa della segretezza dei processi, però, non si sa ancora con certezza quanti individui sospettati di jihadismo si siano presentati ieri davanti ai giudici. «Ci vorranno mesi o addirittura anni per giudicare tutti i militanti sospettati di appartenere a Boko Haram – ha dichiarato ieri Abubakar Malami, ministro della Giustizia nigeriano – : il numero di imputati è infatti enorme». Inoltre, il sistema giudiziario in Nigeria è noto per la sua lentezza. Le famiglie dei detenuti sono molto preoccupate che una moltitudine di processi attuati contemporaneamente potrebbe «minacciare la trasparenza » dell’operato da parte delle Corti militari. Gli analisti e diverse organizzazioni per i diritti umani hanno infatti espresso forti dubbi rispetto a tale procedura. «Gli apparati giudiziari hanno la capacità di offrire processi imparziali e legittimi a così tante persone accusate di reati molto gravi?», si è chiesto ieri Ryan Cummings, esperto sudafricano di questo tipo di procedimenti. Che ha aggiunto: «I giudici terranno conto che molti degli imputati hanno commesso violenze perché costretti dal gruppo?».