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Storie. I Pergola (9 figli più 78 in affido) e gli altri: il segreto delle maxifamiglie

Andrea Bernardini domenica 3 novembre 2024

Nicola ed Elena Pergola con i loro 9 figli naturali. La più grande ha 22 anni, la più piccola due

Un cuor solo, un’anima sola. È l’immagine che, più e meglio di altre, racconta la storia d’amore tra Nicola Pergola, 47 anni, assistente sociale ed educatore ed Elena Comentale, 44 anni, psicologa e psicoterapeuta. Una storia ambientata a Potenza, capoluogo della Basilicata. Qui, nell’ex contrada Montocchino, Nicola ed Elena vivono in due case attigue. In una abitano anche i nove figli naturali: da Noemi, 22 anni, ad Adele , la più piccola, che di anni ne ha due, passando per Manuel (quasi 21 anni) Simone (18), Alessia (16), Andrea - quasi 15 anni - , David (12), Irene (7 anni) e Giosué (4 anni), tutti preceduti in cielo da Elisabetta e Giovanni . L’altra casa, più grande, è la sede della casa famiglia «Melania» e può ospitare contemporaneamente fino a dodici ragazzi, tra camere private ed ambienti comuni.

«Un cuor solo e un’anima sola. È questo lo spirito che unisce le nostre vite in un amore che non aveva pretese e che ha visto compiersi meraviglie – raccontano i due ad Avvenire. Ci siamo fidanzati il 6 aprile 1994 sotto un metro di neve. Il 2 agosto 2001 ci siamo uniti in matrimonio nella chiesa dedicata al beato Bonaventura da Potenza con il desiderio e la preghiera che l’amore fosse sempre presente nella nostra vita». Non che il sogno di una famiglia da record fosse presente sin dagli inizi della loro vita di coppia. «Io desideravo non più di quattro figli» confida lui. «Ed io almeno quattro» ribatte lei. Ma dopo l’arrivo dei primi figli «abbiamo imparato a guardare alla nostra famiglia come all’unica vera ricchezza che potevamo condividere». Di qui, vocazione nella vocazione, i Pergola si sono aperti all’accoglienza di chi una famiglia (o almeno una «solida») non ce l’ha. In diciotto anni hanno avuto in affidamento ben 78 tra bambini ed adolescenti.

I Pergola (che si sono presentati in 19 all’appuntamento) hanno ritirato il premio «Due cuori & una tribù» 2024, una scultura realizzata dall’artista pisano Andrea D’Aurizio. La cerimonia è avvenuta all’interno dell’incontro nazionale di Anfn – l’associazione che raduna e dà voce alle famiglie numerose in Italia - che da giovedì e fino a oggi riunisce all’hotel Club Esse a Montesilvano più di 450 persone. Significativa l’immagine scelta per promuovere l’evento: una famiglia numerosa sul cucuzzolo di una montagna: «Arrivare in cima alla montagna – ha spiegato il presidente dell’associazione Alfredo Caltabiano – consente una visione unica, che a valle non puoi avere. È un’immagine che calza a pennello con la storia d’amore delle grandi famiglie in Italia e nel mondo: alla pari degli esperti scalatori, hanno fatto fatica, probabilmente in qualche momento hanno provato anche sconforto; ma una volta arrivati alla vetta, la fatica si trasforma in gioia». Due talk show , laboratori, giochi, poesia, musica e risate a gogò. In occasione dell’assemblea di Montesilvano è stato presentato, per la prima volta, il bilancio sociale dell’associazione. Si è aperto un cantiere per la stesura del piano associativo che orienterà le scelte Anfn nel medio e lungo termine. Avviato un confronto sulla rappresentatività dei minori, vecchio cavallo di battaglia dell’associazione (ne parliamo nell’articolo qui sotto): Anfn potrebbe scegliere, in futuro, di dare più «peso» al voto delle coppie con molti figli. Sabato la premiazione delle migliori tesi di laurea dedicate alla famiglia. E applausi a scena aperta per gli otto finalisti del talent The Big Family show presentato dalla simpaticissima famiglia perugina degli Aquino.

Sono poco più di 285mila le famiglie composte da almeno sei componenti in Italia, secondo l’ultimo report Istat. La maggior parte tra queste sono rappresentate da coppie con molti figli. Cosa hanno in comune? È quanto ha cercato di indagare una indagine sociologica, che ha coinvolto 1.330 coppie equamente distribuite in Italia con in comune, una prole numerosa (le più rappresentate hanno quattro e tre figli). In 6 casi su 10 papà e mamma lavorano entrambi fuori casa (e se uno dei due resta a casa per occuparsi full-time della famiglia, quasi sempre è la donna). Non sempre sin dall’inizio della loro storia, la coppia sognava di crescere insieme a molti bambini: in 34 casi su 100 avevano espresso il desiderio di generare uno o, al più, due figli. La scelta di aprirsi alla vita è prerogativa di uomini e donne di fede? Non necessariamente. Alla domanda: «la vostra scelta di accogliere tanti figli affonda le sue radici nella fede?» quasi il 20% ha risposto «per niente», mentre il 45% ha risposto «sì, molto» e il 35% «sì, abbastanza».
Dopo il terzo figlio è soprattutto la vita della donna a cambiare, nei ritmi o nel lavoro fuori casa: «non è cambiata per niente», infatti, per appena il 15.7% delle mamme, è «cambiata abbastanza» nel 45.7% dei casi, è cambiata molto secondo il 34.8% delle donne che hanno risposto al sondaggio.

E la situazione economica dopo il terzo figlio? «È rimasta eguale» per il 24.5% dei casi, è «leggermente migliorata» per l’11% dei casi, è «leggermente peggiorata» per il 44.1%, è «molto peggiorata» per il 17.1% dei casi. Secondo 7 coppie su 10 che hanno risposto al sondaggio «la scelta di generare molti figli è privata, ma ha un valore per la società». «Riavvolgendo il nastro della vostra storia, fareste di nuovo la scelta di mettere al mondo molti figli?» Quasi il 95% delle coppie che ha risposto al sondaggio ha risposto che sì, ne è valsa la pena. Sulle motivazioni etiche che spingono una coppia ad aprirsi (o a non aprirsi) alla vita c’è anche un altro studio, predisposto dall’Università di Udine e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma a cui hanno partecipato anche molte famiglie numerose. Studio i cui risultati saranno illustrati prossimamente. Ma da cui emerge, ad esempio, come molte famiglie numerose – anche se non tutte - conoscono i cosiddetti “metodi” di gestione naturale della fertilità. E li osservano in modo corretto, ovvero non con mentalità contraccettiva.