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Codice penale. Stupro, in Marocco cambia la legge: no alle nozze riparatrici

giovedì 23 gennaio 2014
Ci voleva il sacrificio estremo di una sedicenne per cambiare una legge assurda. Il Marocco ha deciso di rimuovere l'articolo del codice penale che libera dal carcere lo stupratore che accetta di sposare la sua vittima. Una legge insensata, ma utilitaristica, che per 50 anni ha permesso agli aggressori di fuggire dagli istituti di pena. A favorire il cambiamento è stato il caso di Amina Filali, ragazza di 16 anni che il 10 marzo 2012 si è suicidata dopo sette mesi di vita coniugale con l'uomo che l'aveva violentata e non ha mai smesso di maltrattarla. Il caso aveva sconvolto l'opinione pubblica, e scatenato proteste di piazza. A due anni di distanza il parlamento ha approvato all'unanimità la rimozione della scappatoia legale per gli stupratori. Le pene per gli stupratori andranno da uno a cinque anni (in Italia la pena varia da 3 a 10 anni secondo l'articolo del codice penale). Non è passato molto tempo da quando in Italia vigeva una legge simile a quella appena abrogata in Marocco: Il parlamento ha abrogato 33 anni fa con le disposizioni sul delitto d'onore e sul matrimonio riparatore, che prevedevano l'estinzione del reato di violenza carnale nel caso che lo stupratore di una minorenne accondiscendesse a sposarla, salvando «l'onore della famiglia». La violenza carnale era infatti considerata un reato contro la morale, e non contro la persona. Ora in  Marocco la battaglia, ricorda Fatima Maghnaoui, responsabile di una ONG che tutela le vittime della violenza, si sposta sulla richiesta di "una revisione complessiva del codice penale sulle donne". Nel solo 2012 6 milioni di donne (su 34 milioni di abitanti) erano state vittime di violenza e oltre la metà in seno alla famiglia. Il codice di famiglia (moudawana), varato 10 anni fa, sembra già invecchiato e secondo le attiviste marocchine i prossimi passi saranno proprio quelli che chiederanno di rivedere le norme sulla poligamia e sulla violenza sui minori e i matrimoni imposti sotto i 18 anni di età, ancora consentiti perché i giudici chiudono un occhio. Le cifre parlano chiaro: dai 30 mila del 2008 si è passati agli attuali quasi 40 mila matrimoni con minori.