Ancora una puntata della lunga ed estenuante vicenda dei due marò italiani che l'India vuole processare ma non si decide a farlo. Di qui il ricorso del nostro governo alla giustizia internazionale. Oggi si è aperta la seconda giornata di udienza al Tribunale internazionale sul diritto del mare di Amburgo su questa vicenda.
Il capo del team legale italiano, Sir Daniel Bethlehem, ha aperto la fase delle "repliche" alle dichiarazioni indiane di ieri davanti alla corte.
"L'India gioca un gioco pericoloso, ha costruito un castello
di carte" contro l'Italia, allo scopo di "continuare a
esercitare la propria giurisdizione sui due Marine", ha detto
Bethlehem. Parlando di "diritto creativo", l'avvocato internazionale ha
quindi ribadito che le dichiarazioni dell'India dimostrano che
Delhi considera Massimiliano Latorre e Salvatore Girone come già
condannati, mentre, "lo devo sottolineare,
non sono stati
nemmeno incriminati per omicidio dalla giustizia indiana" per la
morte dei due pescatori uccisi al largo del Kerala il 15
febbraio 2012.
E ha messo in guardia dall'ignorare il principio
standard del diritto secondo cui "una persona non è colpevole
fino a quando non viene giudicata da un tribunale legittimo
sulla base di accuse di cui è stata informata in modo tempestivo
e alle quali ha potuto rispondere". L'approccio dell'India è
quindi "sbagliato e pericoloso", ha avvertito, e queste
affermazioni "non dovrebbero nemmeno essere prese in
considerazione" dal Tribunale.
"I marò contestano l'accusa di aver sparato ai pescatori. Non
è nemmeno accertato che gli spari letali siano partiti dalla
Enrica Lexie (la nave commerciale su cui i due marò prestavano
servizio in missione anti-pirateria, ndr). Quello che è certo è
che i Marine hanno sparato colpi di avvertimento in acqua in
quello che temevano fosse un attacco pirata", ha aggiunto
l'avvocato.
Ieri l'avvocato di parte indiana, il francese Alain
Pellet, aveva infatti messo in dubbio la presenza di pirati nel
2012 in quel tratto di mare, mentre Bethlehem ha sostenuto
stamani che nello stesso giorno vi erano in zona "altre navi e
altri rapporti di attacchi di pirati".
Bethlehem ha quindi ribadito le richieste italiane al
Tribunale di far cessare l'India di esercitare la propria
"giurisdizione illegale" e di "consegnare i due marinai alla
giustizia italiana".
"L'Italia è stata accusata
dall'India di essere un Paese che non mantiene la parola. Questa
accusa è del tutto inaccettabile. Gli impegni presi in India sul
caso (dei marò, ndr) sono sempre stati onorati". Così
l'ambasciatore
Francesco Azzarello replica alle dichiarazioni
indiane di ieri nell'aula del Tribunale di Amburgo.
"
L'Italia è rattristata dalla
perdita delle vite di Valentine Jalestine e Ajeesh Pink e lo ha
espresso in molte occasioni", anche "provvedendo alle necessità
delle loro famiglie" che peraltro "auspicano che i marò tornino
in Italia". "I sentimenti dell'Italia per la morte dei due
pescatori non possono quindi essere messi in discussione", ma
"l'India sfrutta questa situazione con l'unico scopo di creare
un pregiudizio contro l'Italia davanti a questo Tribunale". Ha poi sostenuto l'ambasciatore italiano Azzarello in aula ad Amburgo.
Nel rinnovare la
richiesta di far
rientrare Salvatore Girone in Italia e farvi rimanere
Massimiliano Latorre, "l'Italia invita il Tribunale (Itlos) a
deciderne le condizioni che ritiene appropriate". Ha detto
ancora l'ambasciatore Azzarello, in aula, replicando
all'India che ha dichiarato di tenere i marò "sotto vigilanza
giudiziaria per la preoccupazione che l'Italia non sia pronta a
imporre simili forme di controllo su di loro" se dovessero
venire accettate le richieste di rientro.