Un 25enne ucciso mentre vende marijuana all’angolo di una strada di Denver. Tre persone rapinate mentre acquistano erba di notte in un parcheggio di periferia. Uno spacciatore adolescente che tenta di derubare un cliente e finisce con l’uccidere la sua ragazza. Sono episodi che, nell’epoca postliberalizzazione, dovevano diventare ricordi, ma che si ripetono ostinatamente in Colorado, dove dallo scorso gennaio è legale vendere e usare fino a un’oncia (28 grammi circa) alla volta di marijuana, a patto che lo si faccia alla luce del sole e obbedendo alle regole statali. E dove il mercato nero, con la criminalità che lo accompagna, non solo sopravvive, ma si è adeguato all’impennata nella domanda di droga e prospera. A comprare sacchettini d’erba selezionata, approvata dal locale dipartimento alla Sanità e tassata dallo Stato in uno dei circa 200 rivenditori autorizzati, sono infatti solo «bianchi della classe medio-alta e turisti», assicura il tenente Mark Comte dell’unità narcotici della polizia di Colorado Springs. Gli altri – neri, ispanici, la gente meno abbiente che popola i quartieri popolari o le periferie delle città – continuano a «servirsi del loro fornitore di fiducia davanti al negozio di liquori e sigarette di quartiere», spiega. Non a caso, gli incassi derivati dalle vendite au- torizzate sono stati deludenti. Un rapporto datato giugno 2014 dell’agenzia statale Colorado Legislative Council ha ridotto drammaticamente la previsione di introiti fiscali generati dalla vendita legale di cannabis per il 2014-2015 a 30 milioni di dollari, contro i 134 milioni stimati tre mesi prima. Gli spacciatori hanno reagito alla competizione del mercato legale, come prevedibile, abbassando i prezzi, e hanno visto di conseguenza crescere il loro giro d’affari. Se la marijuana ricreativa nei negozi con licenza si vende a 14 dollari al grammo, quella medica a 7 nei dispensari statali (ma solo dietro presentazione di ricetta), sul mercato nero è smerciata a cinque dollari e mezzo. La teoria che la liberalizzazione delle droghe cosiddette leggere sottragga un’importante fonte di reddito ai narcotrafficanti e riduca esponenzialmente la criminalità urbana sembra dunque non supportata dall’esperienza dello Stato dell’Ovest, almeno per ora. «È una fase di transizione», sostenevano all’inizio dell’anno gli attivisti che hanno portato all’approvazione dell’emendamento costituzionale pro-spinello nel novembre 2012. Ma, sette mesi dopo l’apertura delle prime botteghe della cannabis, non si nota la minima riduzione nello spaccio. «Il mio numero di clienti non è per niente diminuito», spiega Robert Corry, un avvocato di Denver specializzato nella difesa di trafficanti di “droghe leggere”. L’abbassamento dei prezzi alla produzione (clandestina) e una maggiore impunità del commercio illegale di marijuana ha gonfiato non solo gli affari in nero nelle contee del Colorado ma anche le esportazioni illegali. Così, se un chilo di marijuana permette di incassare sui 4.400 dollari in una via di Denver, nel confinante Kansas la si può vendere a oltre 7mila. E se si riesce a farla arrivare fino a New York, il ricavo può superare facilmente i 12mila dollari. Ecco allora che solo nella cittadina di Goodland, nel Kansas, a una trentina di chilometri dal confine con il Colorado, lo sceriffo locale continua a riempire le sue celle di “turisti” provenienti dal vicino Stato con il cofano pieno di erba. Ad aprile aveva già dato fondo al suo budget per le spese carcerarie per il 2014. Gli uffici postali di tutti gli States hanno visto moltiplicarsi le intercettazioni di pacchetti dall’odore sospetto inviati da città del Colorado. Peggio ancora, la periferia di Denver ha registrato lo scorso mese ben tre omicidi legali al traffico inter-statale di cannabis. Le forze dell’ordine locali sono preoccupate, ma non hanno incentivi nel perseguire aggressivamente gli spacciatori, sapendo che, grazie al nuovo panorama legislativo, se la caveranno con pene leggere. Lo Stato di Washington, dove le vendite legali per fini ricreativi sono iniziate a giugno, ha osservato l’esperienza del Colorado con apprensione. «Non mi aspetto che il mercato nero sparisca – dice il commissario Pat Slack della task force contro la droga e le gang nello Stato del Nordovest –, ci saranno ancora spaccio e ci saranno debiti non pagati e regolamenti di conti. Tutto questo continuerà, sia da noi che in Colorado». La legge della domanda e dell’offerta sembra dargli ragione. Uno studio del mercato della marijuana commissionato il 9 luglio scorso dal dipartimento delle Entrate del Colorado rivela che fra locali e turisti, nell’anno in corso, lo Stato dovrà far fronte a una richiesta commerciale di 130 tonnellate cubiche di cannabis. I rivenditori autorizzati saranno in grado di fornirne circa 77 tonnellate. Il resto sicuramente finirà nelle mani di un gruppo di “imprenditori” intraprendenti che hanno saputo adattarsi alle nuove regole del mercato.