Venezuela. Maduro chiede all'Onu i soldi per rimpatriare profughi che ha fatto fuggire
Migliaia di venezuelani attraversano il confine della Colombia sul ponte Simon Bolivar a Simon Bolivar a Cucuta (Ansa)
Cinquecento milioni di dollari: questa è la somma che il presidente del Venezuela, Nicolás
Maduro, ha intenzione di chiedere all'Onu per finanziare un mega progetto di rimpatrio di decine di migliaia di emigrati venezuelani sparsi in vari Paesi sudamericani e che a suo avviso
sono stati "ingannati da offerte false di lavoro, casa e istruzione".
In un discorso ieri sera a reti radio-televisive unificate dal Palazzo presidenziale di Miraflores, il capo dello Stato ha rivelato la sua intenzione di "chiedere all'Onu un appoggio di 500 milioni di dollari per far sì che gli emigrati possano ritornare". Maduro ha poi assicurato, a mò di esempio, che "ad oggi nella nostra ambasciata in Perù si sono iscritti 5.000 venezuelani che chiedono di tornare attraverso il programma "Ritorno in Patria" lanciato dal governo di Caracas. Per riportarli, ha chiarito, "abbiamo bisogno di una flotta di aerei. Non posso certo farli ritornare a piedi".
Quelli che se ne sono andati, ha ancora detto Maduro, lo hanno fatto credendo ad una offerta falsa di chi assicurava loro che avrebbero potuto fare affari, avere un lavoro fisso, una casa, istruzione e cure mediche". "Sono stati ingannati - ha proseguito senza fare allusione alla grave crisi economica che attraversa il Paese - e molti sono stati depredati delle loro cose. A tutti questi venezuelani
dico: benvenuti ad una Patria che ha resistito, che vi ama".
Il programma "Ritorno in Patria", secondo cifre diffuse dal ministero degli Esteri, ha permesso finora il ritorno in Venezuela di 3.039 venezuelani che erano emigrati, ma che poi hanno chiesto aiuto nelle ambasciate per essere rimpatriati. Secondo le Nazioni Unite, circa 2,3 milioni di venezuelani hanno abbandonato il loro Paese a causa di una forte crisi economica e sociale, dirigendosi soprattutto verso Colombia e Perù, ma anche verso Ecuador, Brasile e Argentina.