Summit. Madri in affitto, i giuristi «aprono»? Le donne contro questo commercio
Donne protestano in Spagna contro la pratica dell'utero in affitto
Esiste, dunque va regolata. Con questa posizione fondamentalmente “aperturista”, dal 12 al 16 ottobre si riunirà la Conferenza dell’Aja sul diritto internazionale privato. Sul tavolo degli esperti la maternità surrogata, consentita solo in una decina di Paesi del mondo ma praticata da migliaia di cittadini di tutti gli altri Stati in cui, al contrario, è vietata.
La Conferenza dell’Aja, a cui aderiscono più di 70 Paesi oltre all’Unione Europea, nega di schierarsi a favore o contro la “gravidanza per altri (Gpa)”, ma sostiene che essendo ormai diffusa, sia necessario regolamentare le conseguenze che sorgono dai contratti tra genitori intenzionali e madri surrogate.
Nel concreto, si tratta di trovare soluzioni comuni sui punti più spinosi che si trovano ad affrontare i Paesi in cui la Gpa è vietata, quando arrivano figli nati con questa pratica all’estero: qual è lo status dei neonati e, specialmente nel caso di coppie dello stesso sesso, come registrarli all’anagrafe?
La linea che la Conferenza dell’Aja intenderebbe seguire trova una ferma opposizione tra le associazioni, soprattutto femministe, schierate contro la Gpa per le sue connotazioni di sfruttamento del corpo della donna e l’esproprio del ruolo di madre.
«Con questa posizione la Conferenza dell’Aja riconosce de facto l’accettabilità della maternità surrogata e legittima e rafforza il mercato globale della produzione di bambini», scrivono le femministe italiane di “Se non ora quando - libere”.
La Coalizione internazionale contro l’utero in affitto Ciams raccoglie 36 organizzazioni in 11 Paesi (per l’Italia Se non ora quando-libere e Arcilesbica) ha una posizione completamente abolizionista: stop alla Gpa in qualsiasi forma (“altruistica” e commerciale) proprio perché contraria alla dignità umana, come del resto stabilito tra gli altri dalla Corte costituzionale in Italia e dalla stessa Unione Europea, e portatrice di una «ineguaglianza inaccettabile» tra i sessi, paragonabile nei suoi effetti alla schiavitù.
La Coalizione abolizionista Ciams, in vista dei lavori della Conferenza dell’Aja, ha preparato un controdocumento: si tratta di una bozza di Convenzione internazionale che chiede agli Stati di impegnarsi per fermare il traffico delle coppie che dai Paesi in cui la Gpa è vietata si spostano in quelli in cui è consentita.
La Convenzione riconosce che il corpo umano non può essere oggetto di contratti, che lo sfruttamento della capacità riproduttiva delle donne, è «intrinsecamente una violenza compiuta sulle donne», che il ricorso alla Gpa è sempre contrario all’interesse del bambino, che un neonato non può essere venduto né comprato.
Naturalmente si tratta di dichiarazioni di principio: per contrastare la pratica dell’utero in affitto in tutto il mondo occorre che essa diventi reato nei singoli Paesi (è già così in Italia e in quasi tutti gli Stati europei, tra le eccezione Grecia, Ucraina e Cipro del Nord) anche se compiuta all’estero. Dunque i Paesi che, in futuro, vorranno aderire alla Convenzione dovranno approvare leggi che la interdicano, la prevengano, la dissuadano e la sanzionino, con conseguenze penali e civili. In particolare, sarà necessario che qualsiasi contratto tra i genitori committenti e la madre surrogata sia dichiarato nullo, e che la legge proibisca in modo netto che una donna sia privata del suo legame di filiazione con il neonato che ha messo al mondo. (Antonella Mariani)
Famiglie e minori nell'agenda dei tecnici
La Conferenza dell’Aja è un organismo intergovernativo a cui aderiscono più di 70 Paesi, dagli Stati Uniti al Giappone, dall’Italia al Liechtenstein, dalla Croazia al Suriname, solo per citarne alcuni. Vi è poi un’altra cinquantina di nazioni che non sono membri di questo organismo, ma che nonostante questo hanno ratificato una o più convenzioni.
La Conferenza esiste dal 1893, ma il suo attuale statuto risale al 1951. Si riunisce ogni quattro anni, con l’obiettivo di uniformare sempre più il diritto internazionale privato, ed eliminare così le incertezze giuridiche che scaturiscono quando un particolare rapporto coinvolge astrattamente la legislazione di due o più Stati.
Per capirci: ogni Stato ha il suo diritto internazionale, vale a dire che decide come e quando riconoscere la validità di una norma straniera (per esempio, quando deve riconoscere un atto di filiazione all’estero). Ma tra i compiti della Conferenza dell’Aja c’è anche quello di evitare un’eccessiva disparità di queste norme, soprattutto sui temi strettamente connessi con i diritti dell’uomo. A coordinare l’organismo è un segretariato permanente, il Permanent Bureau, composto da più Stati. Nel corso del Novecento, la Conferenza ha lavorato molto alla protezione dei minori, completando quanto già abbozzato nella Convenzione del diritto del fanciullo, siglata a New York nel 1989.
Altro importante lavoro, nell’ottobre del 1961, è stato la Convenzione sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale. Tra ulteriori convenzioni “storiche”, rientrano poi quella su matrimonio e divorzio (nel 1902) e privazione dei diritti civili (1905). Attualmente, oltre all’iniziativa sulla maternità surrogata, l’organismo internazionale si sta occupando di convivenza fuori dal matrimonio, accordi familiari che riguardano i bimbi, tribunali competenti in caso di controversie internazionali, riconoscimento e rafforzamento degli ordini di protezione internazionale e accesso alla giustizia da parte di turisti e visitatori.
(Marcello Palmieri)