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Francia. Dopo Notre-Dame Macron ora teme un altro rogo

Angela Calvini, inviata a Parigi sabato 20 aprile 2019

La pèrocessione del Venerdì Santo a Parigi sulle rive della Senna ha lambito amche Notre-Dame (Ansa)

Inviata a Parigi Un altro incendio poterebbe divampare a Parigi, quello della rabbia dei gilet gialli che oggi scenderanno in piazza per il ventitreesimo sabato di protesta. È ciò che teme il presidente Emmanuel Macron dopo le polemiche scoppiate subito dopo l’incendio della cattedrale di Notre-Dame di lunedì scorso. Eppure, secondo un sondaggio della Bva per radio Rtl, il cosiddetto “effetto Notre-Dame” avrebbe aumentato la popolarità di Macron di 3 punti, grazie al richiamo del capo dello Stato all’unità del Paese di fronte a pericoli o momenti di difficoltà. Ma i gilet gialli non ci stanno, criticando i «grandi gruppi globalisti» per le donazioni milionarie fatte a Notre-Dame (accuse che scivolano in una retorica che non rende giustizia al valore religioso, artistico e simbolico della cattedrale) e per il mancato annuncio delle attese riforme da parte del presidente. Il quale ieri è corso ai ripari, annunciando una conferenza stampa che si terrà il 25 aprile in cui dovrebbe annunciare le misure da adottare in risposta alle proteste dei gilet gialli e al termine del Gran dibattito nazionale. Questo per evitare che nella giornata di oggi accada il peggio, visto che migliaia di turisti arrivati per il week-end di Pasqua affollano in maglietta le Rive della Senna per fotografare la cattedrale ferita e rischiano di incrociare i “casseur”, gruppi violenti che hanno fatto degenerare le proteste dei gilet gialli.

I quali hanno indetto per oggi una manifestazione battezzata “ultimatum 2”, dando seguito al primo ultimatum del 16 marzo, mentre il governo ha rafforzato il dispositivo di sicurezza. Prevedendo la presenza in massa dei casseur, come quelli che lo scorso 16 maggio hanno saccheggiato gli Champs-Elysèes, il ministro dell’Interno, Christophe Castaner, ha predisposto un ingente dispositivo di sicurezza tra poliziotti e gendarmi, in tutto 60mila a Parigi, ma anche Tolosa, Montpellier e Bordeaux. Il prefetto di polizia di Parigi, Didier Lallement, ha formalmente vietato sin da ieri qualunque manifestazione nei pressi della cattedrale «per motivi di sicurezza», stabilendo un perimetro inaccessibile a pedoni e veicoli. Un divieto che comprende l’isola della Cité, la Riva sinistra di Parigi e anche l’accesso ai Champs Elyséses, oltre a due manifestazioni che dovevano partire da Bercy, nell’est della capitale, per raggiungere les Halles al centro e l’Arco di Trionfo. A Notre-Dame l’eco delle proteste è lontano e i lavori non si fermano. Ieri i pompieri sono entrati nella cattedrale e hanno rimosso e portato al Louvre i preziosi dipinti, mentre sono state erette impalcature a sostegno dell’edificio danneggiato, per metterlo in sicurezza.

Soprattutto perché Notre-Dame resta in pericolo, un po’ per l’acqua che è stata necessaria a spegnere le fiamme ma anche per quella che arriverà con la pioggia prevista la settimana prossima. La parte fra le due torri è fragile, la pietra è indebolita, mentre la volta rischia di crollare in altri punti: «Bisogna coprirla molto rapidamente – ha detto ieri il ministro della Cultura Franck Riester – se si mette a piovere l’acqua si raccoglierà e peserà sulla volta». Gli architetti, quindi, hanno pensato a un enorme ombrello, sotto forma di una struttura in lamiera ondulata. Un’operazione che richiederà comunque diversi mesi e che renderà necessario improvvisare una copertura a ombrello già nei prossimi giorni. Infine, proprio mentre viene annunciata una donazione del re del Marocco Mohammed VI, la procura di Parigi ha aperto un’indagine per«frode in banda organizzata » a seguito di una denuncia della Fondation du patrimoine contro chi avrebbe provato a richiedere donazioni fraudolente a suo nome per Notre-Dame.