Coronavirus: l'Europa. L'Ue si blinda. «Come in guerra»
Anche la Spagna serra i confini L’Eurogruppo: aiuti all’economia per l’1% del Pil, per ora nessun stop al Patto Centeno: «Riforma del Mes rinviata a emergenza finita»
Le misure sul modello “all’italiana” fanno ormai da modello in Europa. Francia, Germania, Spagna, Austria, Olanda sono solo alcuni dei Paesi che hanno blindato la vita sociale dei propri cittadini, ordinando la chiusura di attività e locali pubblici. In Francia (5.423 i contagi e 127 i morti causati dal coronavirus) ieri sera è stato lo stesso presidente Emmanuel Macron a rivolgersi alla popolazione con un messaggio in cui ha chiesto ai francesi di rispettare un confinamento per 15 giorni e annunciato il rinvio delle riforme, tra cui quella delle pensioni. «Siamo in guerra, una guerra sanitaria è ovvio, ma il nemico esiste, è invisibile, ma si diffonde e si propaga – ha detto annunciando la chiusura delle frontiere –. Richiedo la mobilitazione generale di tutti. Vinceremo». Domenica il Paese, pur essendo chiuse tutte le attività non essenziali, si è recato alle urne per le elezioni municipali. La tornata è stata però segnata da un tasso di astensione record, il 55,25%. Annunciato ieri il rinvio del secondo turno. In Germania (dove sono 16 i morti e6.590 i contagi) il piano prevede la chiusura di quasi tutti i negozi e delle attività, oltre al divieto di tenere le messe nelle chiese. Sono necessarie «misure più dure», ha detto ieri la cancelliera Angela Merkel, si tratta di «misure straordinarie» per ridurre i contatti sociali, che vengono prese per la prima volta, e che sono «necessarie». Situazione critica in Spagna, dove i contagi sono 9.191 e le vittime 309. Rinviate le elezioni regionali, chiuse le frontiere terrestri, vietati gli spostamenti e serrate già tutte le attività tranne farmacie e negozi di prima necessità. Il governo ha anche messo la sanità privata al servizio del sistema sanitario nazionale. In Austria (1.018 casi e 3 morti) la polizia sanziona chi non resta a casa. Uniche eccezioni: motivi di lavoro non rinviabili, acquisto di cibo e aiuto ad altre persone. (Paolo M. Alfieri)
L’Europa chiude le frontiere esterne: niente più ingressi nell’Unione di cittadini terzi. Di fronte al costante peggioramento della crisi da Covid–19 e il proliferare di drastiche decisioni unilaterali, Bruxelles propone a sua volta un «bazooka» anche per ricompattare i Ventisette. Il tutto mentre il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno parla di «in una situazione paragonabile a quelle di una guerra» e posticipala riforma del Mes a emergenza finita. L’Eurogruppo riunito in video conferenza annuncia misure nazionali di bilancio pari all’1% del pil Ue e del 10% per il sostegno alla liquidità. La decisione di uno stop agli ingressi di cittadini terzi verso l’Ue era nell’aria, anticipata dall’Eliseo, che invoca un maggior coordinamento mentre sempre più Paesi chiudono le frontiere interne a Schengen (Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Danimarca, Polonia, Lituania, Germania, Spagna, Portogallo). «Con i governi europei – ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen – abbiamo deciso una restrizione temporanea dei viaggi non essenziali nell’Unione.
Lo facciamo per non far ulteriormente diffondere il virus dentro e fuori il continente e per non avere potenziali ulteriori pazienti che pesano sul sistema sanitario Ue». Il via libera dei leader dei Ventisette dovrebbe arrivare oggi a un Consiglio Europeo straordinario in video conferenza. Allo stesso tempo, però, la Commissione si preoccupa per le crescenti restrizioni ai confini interni, che ostacolano i cruciali flussi di merci. «Abbiamo visto lunghe code a varie frontiere » dice un portavoce della Commissione. Invece, sottolinea Von der Leyen, «è vitale mantenere la continuità del trasporto delle merci nell’Ue. Per questo proponiamo corsie rapide, preferenziali, per il trasporto di medicinali ed equipaggiamenti medici, cibo e servizi essenziali». E poi c’è il disastro economico, ieri sul tavolo dell’Eurogruppo. Secondo prime stime della Commissione, il pil Ue per il 2020 crollerà a –1,0 contro il +1,4% previsto prima della crisi, ma potrebbe precipitare fino a –2,5%. «Abbiamo concordato – si legge nel comunicato finale della riunione – che serve una risposta ambiziosa e coordinata. Faremo uso di tutto gli strumenti necessari per limitare le conseguenze socio– economiche dell’epidemia».
Per questo «finora abbiamo deciso misure di bilancio di circa l’1% del pil Ue, in media, nel 2020, per sostenere l’economia. E finora ci siamo impegnati a fornire sostegno alla liquidità per circa il 10% del pil». I ministri sostengono la piena flessibilità proposta dalla Commissione per il Patto di stabilità. «Abbiamo concordato – recita il comunicato – che gli effetti di bilancio di misure temporanee prese per rispondere al Covid– 19 saranno escluse quando si valuterà il rispetto delle regole Ue». Appoggio di principio alla disponibilità della Commissione di usare la clausola di garanzia che sospende il Patto, prevista per quanto tutta l’Unione è colpita da una grave crisi, senza però per ora attivarla. «Il Patto – ha detto Centeno – ha tutta la flessibilità necessaria per adottare le misure necessarie». Pieno sostegno inoltre alla mobilitazione proposta dalla Commissione di 37 miliardi di euro di fondi Ue e l’annuncio della Bei di 8 miliardi di euro per prestiti alle imprese. I ministri sono pronti a parlarsi tutte le settimane, e non sono escluse altre misure: oltre all’eventuale sospensione del Patto, possibile forse l’utilizzo del fondo salva–Stati Mes, forte di 500 miliardi di euro. Ieri non se ne è discusso, ha detto Centeno, «ma state certi che difenderemo l’euro e i nostri cittadini con tutto quello che abbiamo a disposizione».