Elezioni. Londra sceglie la «sua» Brexit
Elettrici escono dal seggio elettorale. Stamani nel Regno Unito si sono aperte le urne per le elezioni generali
Dopo un mese e cinque giorni di campagna elettorale, il Regno Unito, oggi, è chiamato a elezioni generali. È il tono accorato, a tratti drammatico, degli appelli finali lanciati ieri dai due leader in lizza per la premiership, l’attuale primo ministro conservatore Boris Johnson e il leader laburista Jeremy Corbyn, a esprimere la portata storica della consultazione.
«Sono le elezioni più importanti della nostra vita, il risultato avrà un impatto decisivo sui prossimi dieci anni», grida Corbyn dal palco di un comizio a Middlesbrough, nel cuore dell’Inghilterra. La partita «non potrebbe essere più critica», avverte Johnson in un evento a Pudsey, nello Yorkshire, agitando lo spettro di Parlamento “appeso” a una fragile maggioranza. La posta in gioco è alta. Ciò che gli elettori sono chiamati a decidere nel segreto dell’urna non è solo se preferire il neo-thatcherismo del premier all’anti-liberismo del leader laburista ma, ancora una volta, il futuro della Brexit.
La vittoria di BoJo, che ha l’accordo di separazione tra Londra e Bruxelles già pronto, in attesa solo di essere messo al voto del Parlamento, non sembra essere in dubbio. Il punto è il margine della conquista: secondo le previsioni, i Tory potrebbero ottenere fino a 339 seggi, ma non c’è certezza che possano superare la fatidica soglia dei 326 seggi necessaria a blindare quell’autosufficienza parlamentare necessaria a realizzare il mantra elettorale del “Get Brexit done”. L’incubo di una maggioranza stringata, che i Tory hanno già vissuto durante le elezioni del 2017, quelle che costrinsero l’allora premier Theresa May a stringere la fallimentare alleanza con il Dup, ha seminato alla vigilia tensione e irritazione.
A preoccupare è stato in particolare l’assottigliamento del vantaggio sui laburisti rilevato da YouGov: non più di 68 seggi, come ipotizzato a fine novembre, ma di 28.
La rimonta del partito laburista sembra sia il risultato di una campagna elettorale centrata sul tema della sanità pubblica, il “cavallo di battaglia” che ha protetto Corbyn dall’irrisolta ambiguità su Brexit e che gli ha consentito di erodere consensi ai Liberal Democratici di Jo Swinson, l’europeista che ha invece puntato tutto sull’istanza “Remain”. La supposta neutralità del partito laburista in caso di secondo referendum su Brexit è il nodo che ha causato a Corbyn gravi imbarazzi in pubblico, non meno vistosi di quelli sollevati dalla spinosa “questione antisemita”.
La partita decisiva, quella che entrambi gli sfidanti si dicono pronti a combattere “ventre a terra”, fino all’ultimo voto, si combatterà nelle ex città industriali, lungo quel “muro rosso” della tradizione operaia britannica diventato con il referendum sulla Brexit del 2016 inaspettato baluardo del “Leave”.
È qui, non a caso, che Johnson ha concentrato gli sforzi maggiori delle sue ultime ore di campagna elettorale. Non meno importante è la caccia al voto nei 18 collegi “blu” che potrebbero diventare “rossi” per poche centinaia di voti, facendo saltare fortini di autorevoli leader conservatori, come il ministro degli Esteri Dominic Raab.
A sconvolgere la geografia politica del Regno Unito potrebbe essere, certo, il cosiddetto 'voto tattico' evocato da laburisti e LibDem pur di frenare l’avanzata dei conservatori (l’invito, in sostanza, è a votare chiunque possa creare un problema ai Tory, a prescindere dall’affinità politica) ma, molto più banalmente, persino il meteo incidere sull’esito finale, visto che pioggia e neve, soprattutto al nord, potrebbero scoraggiare gli elettori dal recarsi alle urne.
La legge britannica non impone, come avviene in Italia, il silenzio elettorale alla vigilia dell’Election Day. Comizi ed eventi, ieri, si sono susseguiti in tutto il Paese per dare ai leader di tutti i partiti la possibilità di lanciare gli appelli finali. Curiosa, al riguardo, l’ultima gaffe di Johsnon che, invece, intercettato dai giornalisti mentre visitava all’alba una centrale del latte, si è sottratto a un’intervista improvvisata, racconta il Guardian, nascondendosi in una cella frigorifera con i suoi collaboratori.