«Il feto non soffre se ha meno di ventiquattro settimane, dunque non esistono ragioni per cui il limite dell’aborto venga abbassato». È la conclusione a cui sono giunti i ginecologi e gli ostetrici della Gran Bretagna dopo uno studio realizzato dal Royal College of Obstetricians and Gynaecologists che ora getta polvere sulle speranze della lobby anti-aborto che da anni sta cercando di ridurre il limite delle 24 settimane di gestazione come stabilito dall’atto sull’aborto del 1967. «Purtroppo – spiega Josephine Quintavalle di Comment on Reproductive Ethics – questo rapporto sottolinea il fatto che il Rcog condona gli aborti in tarda gravidanza e ignora la realtà delle questioni etiche e scientifiche coinvolte in una terminazione in uno stato di gestazione così avanzato». Le preoccupazioni sono infatti fondate e confermate ieri anche dalla reazione dell’ufficio del premier a Downing Street. «La posizione del primo ministro – ha detto un portavoce – è che si farà guidare dalla scienza e che attualmente non esistono piani di cambiare la legge». L’ultima volta che l’atto è stato sfidato in Parlamento, con un voto nel 2008, i deputati hanno bocciato la proposta di ridurre il limite e da allora il dibattito si è affievolito. Lo studio del Rcog minaccia ora di riattivare tensioni sostenendo che le connessioni nervose del cervello nell’utero non sono ancora sufficientemente formate per consentire la percezione del dolore prima delle 24 settimane. E anche dopo la 24esima settimana, dicono i medici, il feto è in uno stato di «costante incoscienza, come se dormisse o fosse sedato». Lo studio era stato commissionato dal governo su richiesta di gruppi antiabortisti che sostengono che il feto prova dolore già a 20 settimane e che pertanto è necessario abbassare il limite ufficiale. Agli esperti è stato chiesto anche di definire in un secondo rapporto che cosa sia "un grave handicap", che è la motivazione tecnico-legale per la quale si può abortire legalmente oltre la 24esima settimana (l’uno per cento di tutti gli aborti in Gran Bretagna avviene oltre questo termine) ma il Rcog non ha voluto produrre una lista di condizioni perché, ha scritto nel rapporto, «non si può predire l’impatto a lungo termine di un’anormalità».