Non sono servite le voci contrarie di centinaia di migliaia di cittadini; non è servita quella della Chiesa e di tanti politici che hanno ricordato in questi ultimi mesi l’importanza di proteggere la famiglia. Ieri, in tutta fretta, quasi senza lasciare all’opposizione un margine per farsi realmente sentire, la Gran Bretagna ha approvato il matrimonio gay. Le prime coppie potranno sposarsi nell’estate del 2014. Dopo un breve iter fra Camera dei Comuni e quella dei Lord, dove in terza lettura non è stata offerta neanche la possibilità di un’ ulteriore votazione per paura di perdere tempo – come hanno ammesso una decina di parlamentari conservatori – martedì sera la legge ha incassato l’ultimo «sì» e ieri è arrivato il sigillo della regina. Da oggi il Parlamento può chiudere per la pausa estiva. «È assolutamente sorprendente – ha commentato il deputato conservatore Gerald Howarth – che una legge per la quale non c’è mai stato un mandato, contro la quale ha votato la maggioranza dei conservatori, si sia fatta largo come un bulldozer attraverso Westminster». E puntando il dito contro il premier David Cameron, deciso a far passare la legge a tutti i costi prima delle prossime elezioni del 2015, Howarth è andato avanti: «Credo che in futuro il governo dovrà riflettere molto bene se veramente vuole l’appoggio del suo partito di maggioranza. Offendere gran parte dei conservatori in questo modo non è affatto un buon segno da parte di Cameron». Le coppie gay in Gran Bretagna godono già dei diritti degli eterosessuali sposati, visto che dal 2004 possono unirisi nelle cosiddette “civil partnerships”. In realtà, sottolinea Peter Norris di Christian Concern, «non hanno alcun bisogno di sposarsi». Ma dare «una nuova definizione al matrimonio, ovvero non più l’unione tra un uomo e una donna bensì tra due persone, è molto grave: significa distruggere le fondamenta della nostra società. E’ stato provato e riprovato che i figli crescono più felici, sani e stabili in una famiglia formata da un padre e da una madre», ha aggiunto. Dalla prossima estate i matrimoni tra persone dello stesso sesso potranno essere celebrati anche in Chiesa. La legge, dal titolo “Marriage (same sex couples) Bill”, stabilisce che solo le Chiese che lo desiderano potranno dire sì alle coppie gay e solo quella anglicana sarà esonerata dal celebrarle. Il ministro della Cultura Maria Miller, che ha presentato la norma e l’ha appoggiata durante tutto il suo percorso legisativo, assicura che nessuna istituzione religiosa sarà costretta a celebrare le nozze gay e che quelle che non lo desiderano saranno protette.Ma la situazione non è così semplice come la dipinge il ministro, spiega il deputato conservatore David Davies. «La Miller sostiene che la Chiesa non sarà obbligata a celebrare matrimoni gay – continua Davies – ma io conosco molti religiosi che temono ripercussioni qualora si rifiutino di sposare coppie gay. Temono di essere accusati di violazione dei diritti civili e di finire davanti alla Corte di Strasburgo». La Chiesa cattolica come quella anglicana e i musulmani del Regno Unito si sono sempre opposti alla nuova legge. Ma negli ultimi mesi, contro il matrimonio gay, non si sono alzate solo le loro critiche. Ci sono state le lettere di 128 deputati conservatori pubblicate su alcuni quotidiani nazionali in difesa dell’istituzione del matrimonio.A Downing Street è stata presentata una petizione, firmata da oltre 700mila persone, per dire «no» alla misura. Senza dimenticare le migliaia di persone che si sono sempre riunite intorno a Westminster, ogni volta che il Parlamento discuteva la legge. «Tutte voci – conclude Davies – che il premier David Cameron evidentemente ha deciso di ignorare».