L’Alta Corte britannica ha dato il via libera al piano del sindaco di Londra, il laburista Sadiq Khan, che estende le zone a traffico limitato a tutta l’area metropolitana della capitale. In centro come in periferia.
Dal 29 agosto, in un’area di quasi 1.600 chilometri quadrati di superficie, potranno circolare liberamente solo i veicoli a basse emissioni ovvero Euro4 se a benzina o Euro6 se a Diesel. Per tutti gli altri il transito sarà a pagamento, 12,50 sterline al giorno, con multe fino a 180 sterline per chi non rispetta le regole. L’iniziativa ecologista del primo cittadino è stata annunciata a novembre 2022 come una svolta “storica” contro l’inquinamento atmosferico. Ma è stata contestata in tribunale dai consiglieri di cinque amministrazioni locali a maggioranza Tory - Hillingdon, Bromley, Bexley, Harrow e Surrey – secondo cui il piano non era stato condiviso in modo appropriato con i residenti e non rispettava l’autonomia dei Comuni.
Il giudice Jonathan Swift, venerdì, si è pronunciato a favore di Khan. La sua misura è “legittima”, ha chiarito, perché non introduce uno schema di traffico stradale completamente nuovo ma modifica in senso più ampio quello attuale, varato peraltro nel 2015 dall’allora sindaco conservatore Boris Johnson. Pertanto, la nuova Ultra Low Emission Zone (Ulez) entrerà in vigore, come previsto, il mese prossimo. Il piano di Khan è ambizioso. Contempla il rafforzamento della rete di trasporto pubblico e un fondo da 110 milioni di sterline per incentivare la rottamazione di auto e fugoni non ecologici a favore di piccole imprese, associazioni, disabili e famiglie a basso reddito. Le categorie più penalizzate dalla “tassa” che, oggi, con la crisi che morde, verrebbe percepita come una spesa ulteriore.
Khan, che aspira a essere riconfermato per la terza volta alle elezioni dell’anno prossimo, ha accolto il pronunciamento come un passo in avanti “importante” della battaglia di cui è diventato protagonista: «Ripulire l’aria di Londra e affrontare la crisi climatica». La sua determinazione agita il mondo Tory ma non compatta la sinistra. Tra chi lo critica c’è lo stesso leader laburista, Keir Starmer, che qualche giorno fa lo aveva invitato a “riflettere” sulle conseguenze dell’allargamento Ulez alle periferie londinesi. A suo dire, il partito ha perso le elezioni suppletive del 20 luglio a Uxbridge e South Ruislip, nella circoscrizione di cui è stato titolare Johnson fino alle dimissioni, proprio a causa del piano messo a punto ai piani alti della City Hall.
I Tory minacciano: «La questione non è chiusa». Ma il sindaco-maratoneta fa spallucce e guarda avanti. È consapevole di aver imboccato una strada “difficile”, scivolosa anche per la sua carriera politica, ma necessaria. «L’aria pulita è un diritto umano – continua a ripetere - non un privilegio. Non accetteremmo acqua sporca. Perché aria sporca?». Incalzato dal Guardian sulle fratture che le politiche ambientali possono provocare nei partiti di ogni schieramento, a sinistra come a destra, risponde: “L’emergenza climatica e l’inquinamento atmosferico sono emergenze gemelle, più grandi della politica dei partiti, che dobbiamo affrontare».