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Lo studio. «Lo stop ai test nucleari? Solo a causa dei crolli»

Stefano Vecchia venerdì 27 aprile 2018

L’immagine satellitare del sito di Punggye-ri (Epa)

Bugie di regime, «verità» della contro-propaganda ed esagerazioni fanno parte dello scontro quotidiano tra Nord e Sud, ma è innegabile che il potenziale nucleare di Pyongyang resta al centro dell’attenzione e delle speculazioni delle diplomazie e degli osservatori. Tra i punti proposti dal regime, come atto distensivo per propiziare i colloqui ai massimi livelli con le controparti internazionali, vi è non a caso la sospensione dichiarata di ogni attività connessa allo sviluppo delle armi atomiche. Come concessione, la settimana scorsa Kim Jong-un ha chiaramente indicato che sarà chiuso il sito nucleare di Punggye-ri, collocato sotto il monte Mantap, alto 2.100 metri, nel Nord-Est del Paese. Studi di sismologi cinesi appena diffusi, tuttavia dimostrerebbero che sarebbero il crollo parziale del sito e l’instabilità di una vasta area sotterranea prossima al confine cinese a costringere il regime alla chiusura.

A Punggye-ri, i nordcoreani hanno condotto cinque dei sei test nucleari finora, ed è significativo che quello di maggiore potenza (100 chilotoni), il 3 settembre a 700 metri di profondità, indicato dal regime come sperimentazione di un ordigno all’idrogeno, abbia provocato un terremoto di magnitudine 6.3 che ha scosso una vasta area del Paese ma anche zone continue in Cina. In particolare, i due studi divulgati dagli esperti cinesi esprimono il timore non solo per l’instabilità geologica che sarebbe pronta a manifestarsi in modo imprevisto, ma anche per la possibile diffusione di radioattività che potrebbe raggiungere anche la Corea del Sud, come pure Cina e Russia. «È necessario continuare a monitorare le possibili fuoriuscite di materiale radioattivo provocate dal collasso della montagna », ha comunicato l’Università di Scienze e Tecnologia della Cina nella sede di Hefei in una sintesi in inglese della ricerca pubblicata nel suo sito Internet.

«L’evento potrebbe indicare che le strutture sotto il monte Mantap potrebbe essere inutilizzabile per futuri esperimenti nucleari». Anche il secondo studio, quello dell’Amministrazione cinese per i terremoti, sostiene l’ipotesi di un cedimento drammatico del sistema sotterraneo: «La scossa di assestamento che ne è responsabile non è stata provocata da una esplosione secondaria o da un terremoto di origine tettonica. Si è invece verificata per un processo comparabile a quello di un crollo o compattamento della roccia per la prima volta registrata nel sito degli esperimenti». Da tempo il governo di Pechino ha attivato una rete di monitoraggio delle radiazioni nucleari al confine con la Corea del Nord e in diverse aree presso la frontiera la popolazione è stata preparata a reagire a un significativo evento radioattivo.